LETTERA A LUCIANO DE CRESCENZO N° 4
Caro Luciano,
sono oramai trascorsi quattro anni dall'inizio della tua "nuova vita" e io sono qui, come di consueto, a scriverti. In quest'estate torrida e assolata la tua assenza sembra ancora più grande. La tua impareggiabile ironia, sostenuta da tesi adeguatamente supportate, sarebbe di gran conforto in queste giornate oppresse dall'afa e dai problemi della normale quotidianità. Lassù si sta freschi? È una domanda che spesso mi sovviene, ma credo che nel "blu dipinto di blu" del Paradiso, come avrebbe detto Mimmo Modugno, le temperature siano più congeniali al piacevole discorrere degli uomini.
Qui, tuttavia, ausiliati da un ventilatore o sventolandoci con un buon giornale (possibilmente dopo averne letto il contenuto, difficilmente allegro in tempi di guerre, inflazioni e azzuffate tra politici e "professoroni" del proprio ego), non smettiamo di interrogarci sui tanti "Perché" della vita. Il buon Rodari aveva scritto un libro in proposito ma, purtroppo, superati i 13-14 anni di età, gli interrogativi sarebbero stati troppi per racchiuderli in una pubblicazione. Personalmente, l'interrogativo che al momento mi assilla di più, caro Luciano, è se sia possibile raggiungere quell'equilibrio interiore tale da riuscire a vivere con maggior serenità. "La tranquillità - diceva il filosofo Periandro, come tu ben sai - è la cosa più bella al mondo". Ma tutto, al giorno d'oggi ancor di più, sembra turbare questo stato di quiete che piccoli e grandi, giovani e adulti cercano disperatamente. Anche il caldo torrido - problema a cui l'uomo, in verità, ha contribuito parecchio nei secoli - mette le nostre anime in subbuglio, annebbia vista e pensieri e ci rende incapaci di prendere decisioni importanti con la giusta lucidità. L'estate, poi, si sa: è periodo di vacanza. Ma vacanza nel senso proprio del termine. "Vacanza" vuol dire assenza, assenza di grandi occupazioni e preoccupazioni (chi più, chi meno), e vuoti di tempo che spesso ci troviamo a colmare con i nostri pensieri. Che siano belli oppure brutti poco importa. Alla fine le nostre menti si ritrovano aggrovigliate in un gomitolo di interrogativi a cui sembra impossibile trovare una risposta. Noi filosofi, caro Luciano, sappiamo bene che l'importante è porsi delle domande, con la consapevolezza che una risposta potrebbe anche non esserci. Però la vita è anche fatta di domande e di riposte. Domande da porre e risposte da dare. Eh si, Luciano mio, come al solito la mia testa frulla all'impazzata, e il calore eccessivo, come già detto, non aiuta di certo a snebbiare le tempie. Comunque sia, ti chiedo soltanto una cosa: aiutami, aiutaci. Aiuta le nostre povere anime terrene a trovare l'equilibrio necessario a vivere serenamente, come hai saputo fare tu. Per il momento, continuiamo a vacillare senza crollare sotto il peso delle responsabilità, prendendo sempre tutto col sorriso e con una buona dose di "filosofia". D'altra parte, in anni e anni di vagheggiamenti, credo di aver capito di possedere una forza d'animo atta in ogni circostanza. "Io sono nato col destino di essere forte. La mia è la forza del destino!", diceva ironicamente Totò. Credo valga anche per me.
Salutami tutti, Lucia', e statt' buono!
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