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 EMANUELA ORLANDI: QUARANT'ANNI DI UNA MELODIA "STONATA"


Per tutti è rimasta questo: una ragazzina di quindici anni, col flauto traverso alla bocca, intenta a suonare una melodia. Una melodia silenziosa che riecheggia nelle nostre orecchie da quarant'anni. Da quel 22 giugno 1983 quando quella ragazzina, Emanuela Orlandi, scomparve all'ombra del Cupolone senza dare più notizie. Una BMW scura, una offerta di lavoro ricevuta comunicata alla sorella e poi niente più. Emanuela Orlandi è diventata un sorriso spensierato stampato su quei manifesti con cui venne tappezzata tutta Roma. 




Una giovane scomparsa senza lasciare traccia, o meglio, lasciando tracce ancora oggi percorse e ripercorse senza arrivare a una verità. Dallo IOR di monsignor Marcinkus alla Banda della Magliana, da Ali Ağca, l'attentatore di Papa Giovanni Paolo II, allo stesso papa polacco (su cui, negli ultimi mesi, sono piovute accuse pesanti) fino ai servizi segreti. Sono tanti i nomi che si intrecciano e si invischiano in una vicenda che, ancora oggi, negli occhi di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, appare una fitta nebulosa di reticenze, paure e omissioni. Si arriverà alla verità? Dagli ultimi sviluppi, sembra ci sia uno spiraglio, sembra si stia muovendo qualcosa. Emanuela però no, lei è rimasta lì, ferma a quel giorno di giugno di tanti anni fa: col suo sguardo di bambina spensierata, amante della musica e della vita. E la melodia della sua sorte continua a "stonare".

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