Passa ai contenuti principali

 FERDINANDO BRUNO, IN ARTE "NANDO"


 - Stava a recita' "Pio Bove"

 - Pio Bove? E che è?

 - Boh? Eh, sarà sempre robba de macelleria!


Sentenzia così, dando un colpo di mannaia su un grosso osso bovino che sta ripulendo, il buon Nando, macellaio di professione, fratello di Amalia (Marisa Merlini) e cognato del vigile Celletti (Alberto Sordi) dopo aver saputo che quest'ultimo è stato beccato, dietro a un pagliaio, a recitare la celebre lirica del Carducci a Sylva Koscina.




 Una battuta fenomenale, resa ancor più epica dalla sua espressione bonaria e genuina, marcatamente romana, come il suo accento e la sua figura protagonisti di decine e decine di pellicole. "Il vigile" di Luigi Zampa è soltanto uno dei film più celebri interpretati da Nando Bruno, uno di quei caratteristi di "razza" con alle spalle decenni di palcoscenico. 


In alto, Nando Bruno con Aldo Fabrizi in "Roma città aperta" (1945) di Roberto Rossellini.
In basso, con Anna Magnani ne "L'onorevole Angelina" (1947) di Luigi Zampa.



Classe 1895, Ferdinando "Nando" Bruno iniziò la sua carriera all'indomani della Prima guerra mondiale, barcamenandosi sui palcoscenici della sua Roma, tra avanspettacolo e varietà. Scoperto dal regista Mario Mattòli, che lo spronò a dedicarsi al cinema, Nando Bruno divenne subito un volto noto al pubblico. 


Nando Bruno e Aldo Fabrizi ne "Il delitto di Giovanni Episcopo" (1947) di Alberto Lattuada.


Sagrestano in "Roma città aperta" di Rossellini e vetturino ne "L'ultima carrozzella" di Bonnard, accanto ad Aldo Fabrizi. Maresciallo di Finanza a caccia di falsari accanto a Totò ne "La banda degli onesti" di Mastrocinque, marito paziente e mite di una esuberante e verace Anna Magnani in "L'onorevole Angelina" di Zampa, macellaro clandestino nel già citato "Il vigile" accanto ad Alberto Sordi, che aveva già affiancato superbamente nelle vesti de "Il zio" dell'aspirante uxoricida "Cretinetti" ne "Il vedovo" di Risi. 


In alto, Nando Bruno e Totò ne "La banda degli onesti" (1956) di Camillo Mastrocinque.
In basso, da sinistra, Nando Bruno, Marisa Merlini, Alberto Sordi, Carlo Pisacane e Franco Di Trocchio ne "Il vigile" (1960) di Luigi Zampa.



E tanti, tanti altri ruoli, più o meno celebri, più o meno ricordati - come quello di Antonio ne "Il delitto di Giovanni Episcopo" di Lattuada, che gli valse un Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista -, passando dal neorealismo alla commedia sentimentale, dal dramma alla commedia all'italiana, per una carriera lunga e ricca di soddisfazioni, conclusasi prematuramente sessant'anni fa, l'11 aprile 1963, colpito dalla leucemia. Ma quelle battute, quei personaggi così gustosi e popolari, così "romani" ed esilaranti, continuano a parlarci di lui, della sua figura grassoccia e simpatica, della sua genuina sincerità e del suo indiscusso e naturale talento.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...