Passa ai contenuti principali

 DOVE C'È VANGELIS, C'È VITA!


Sarebbero stati ottanta oggi, se solo non se ne fosse andato lo scorso maggio. Sarebbe stata una occasione speciale, il raggiungimento di una cifra importante. Ma, forse, avrebbe significato strafare e così, per la prima volta, ha preferito rinunciare e andar via prima. Perché Vangelis, la perfezione, l'aveva già raggiunta grazie alle sue musiche.



Brani pieni di sonorità, di bellezza, di meditazione. Musiche eccezionali, rese immortali non tanto perché contenute in album più o meno memorabili, ma perché associate per sempre a spot pubblicitari e programmi televisivi. Il che potrebbe sembrare riduttivo per uno che ha vinto un Oscar e composto decine di melodie introspettive per pellicole di pregio. Ma Vangelis, nella sua assoluta umiltà, non credo se la sia mai presa per questo. Perché un greco di Atene, la patria della filosofia, sapeva guardare oltre l'apparenza e cogliere il senso profondo nascosto anche in semplici réclame, impreziosite dalla sua musica introspettiva. Vangelis riusciva a guidarci in un viaggio mistico tra note e sonorità, spingendo alla riflessione. Le sue melodie sono legate alla mia infanzia (le prime note di "Curious Electric" erano la sigla de "Il Fatto" di Enzo Biagi) e non solo alla mia. E sono certo che il brano con cui voglio ricordarlo è senza dubbio uno dei più noti. Sto parlando di "Hymne", inserito nel 1979 nell'album "Opera sauvage" e colonna sonora del documentario omonimo. 


                                                       Il celebre spot "Barilla" musicato da Vangelis.


Ma, come già detto, a renderlo celebre è stato qualcosa di meno "elevato". Se parliamo di "Dove c'è Barilla, c'è casa", lo slogan del famoso pastificio italiano, viene subito in mente quel motivetto tra il sognante e il romantico che accompagnava una bambina dagli occhi blu mentre rientrava da scuola a casa con un gattino in braccio, accolti entrambi dai genitori di lei, ad ora di pranzo, rispettivamente con un piatto di pasta al sugo e una ciotola di latte. Quella musica ha scavalcato due decenni, essendo stata reinserita nuovamente lo scorso anno in un nuovo spot Barilla. Ebbene, quella melodia è molto più di una semplice colonna sonora. È ricordi d'infanzia per molti di noi, di case piene di gente, di paste al dente, di profumi di sugo e vino appena stappato. Di bambini che tornano da scuola e mamme pronte ad accoglierli tra le loro braccia.  Riascoltare quelle note, dunque, è come compiere un viaggio indietro nel tempo. Un viaggio tra sentimenti ed emozioni. Qualcosa di comune a tutta la produzione di Vangelis, che continua a vivere nelle sue note. Perché la sua musica  continua ad accompagnare i nostri pensieri, le nostre riflessioni profonde, i nostri ricordi, essenza stessa della vita. Perché dove c'è Vangelis, c'è vita!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...