Passa ai contenuti principali

 CAROLE ANDRÉ, LA "PERLA" BRILLA A SETTANT'ANNI


Occhi azzurri, capelli biondi, fisicamente minuta ma elegantemente formata. Spegne oggi settanta candeline Carole André, attrice lontana dai clamori ma non dalla fama, grazie a un personaggio e a uno sceneggiato che hanno fatto la storia della Rai e della televisione italiana. Dalle pagine di Salgari alla cinepresa di Sergio Sollima, Lady Marianna, la Perla di Labuan, l'affascinante compagna di Sandokan, interpretato dall'esotico Kabir Bedi, fece della giovane attrice parigina una beniamina del pubblico italiano degli anni '70. 



Ma al cinema Carole André era arrivata già da tempo, appena quattordicenne, lavorando con registi come Duccio Tessari, Federico Fellini, Mario Camerini (nei panni di "Cat", la ribelle nipote del guareschiano don Camillo interpretato da Gastone Moschin) e Dino Risi. Film importanti, alcuni anche di un certo spessore, che misero subito in evidenza il suo fascino e la sua sensualità precoce, esplosi poi nel personaggio di Marianna, giovane ribelle e anticonformista proprio come lei. 


                                                               
Carole André con Kabir Bedi nello sceneggiato "Sandokan" (1976) di Sergio Sollima.


A quel ruolo, inutile dirlo, Carole André è rimasta legata per sempre, tanto da essere disposta (con una grande dose di autoironia) a riproporre una parodia della Perla di Labuan nella quinta stagione della fiction "Un medico in famiglia", proprio accanto al suo "antico amore" Kabir Bedi - nelle vesti di un affascinante nonno proprietario di un ristorante indiano. E proprio perché identificatasi troppo con quel personaggio, Carole André decise di lasciare il cinema, dedicandosi invece al lavoro di arredatrice sfruttando una laurea in architettura da giardini e cimentandosi poi, ormai sessantenne, nel nuoto amatoriale, raccogliendo vittorie e applausi. Una donna, dunque, dalle mille sfaccettature e dal fascino immortale, come quello della sua amata "Perla" che continua a brillare nei suoi occhi turchini e in quelli di un pubblico che non dimentica. Buon compleanno, Carole!



Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...