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PERCHÉ SANREMO...È SANREMO!


Mi manca. Mi manca ciò che era un tempo e che oggi non è più. Un "vero" festival della canzone italiana. Che fosse melodica, pop, romantica, ritmata, rilassante, poco importa. L'importante era riconoscersi in essa, in note e parole. Mi manca il Festival di Sanremo con più fiori e meno sciocchezze. Mi manca il Festival di Pippo Baudo e Mike Bongiorno, nei loro abiti sobri ed eleganti. Come manca l'eleganza di uno spettacolo dove la musica era al centro e tanto bastava a tenere incollati milioni di spettatori davanti al video. Mi mancano le vallette (attrici, modelle, showgirl) che, spesso, non portavano altro se non la loro grazia e goffe "papere" trasmesse in mondovisione. Mi mancano brani che quest'anno festeggiano la cifra tonda. Le melodie "italiane" come "La solitudine" di Laura Pausini (1993) e le "Vacanze romane" dei Matia Bazar (1983). E ancora brani dolci e scanzonati, come "L'amore è" di Syria (2003) e inni all'amicizia vera, come "Non si cresce mai" di Bobby Solo e Little Tony (2003) - caro ricordo della mia infanzia.




Mi manca il Festival più "ingessato", ma anche più garbato. Tuttavia, ancora oggi, il Festival di Sanremo conserva un elemento che rappresenta la sua forza: il fascino di un prodotto radiofonico (prima) e televisivo (poi) nato nella seconda metà del Novecento e sopravvissuto al cambiamento di usi, costumi e tendenze musicali. Certo, come dicevo, a mio parere la kermesse si è snaturata alquanto negli ultimi due decenni. Ma quella sua patina suggestiva e ammiccante, il suo essere un "gioiello" della nostra Tv di Stato fanno ancora sì che ci si senta in dovere di seguirlo, anche solo per criticarlo. "Quando la patria canora ci chiama in questo periodo dell'anno, tutti davanti al televisore per il Festival di Sanremo. Ubbidiamo lamentandoci, proprio come sotto la naja". Lo scriveva il giornalista e critico Beniamino Placido trent'anni fa e mi costa ammettere come sia ancora attuale. D'altra parte, come recitava quel jingle ideato dal maestro Pippo Caruso, si può avere nostalgia del passato, disprezzo del presente, si può criticare il Festival quanto si vuole, ma non sarà mai abbastanza per liberarci da questo strano e misterioso incantesimo: perché Sanremo, è Sanremo!

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