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IL MIO "AMICO" ALBERTO


24 febbraio 2003. Fu uno dei pomeriggi più tristi e più allegri della mia infanzia. Sì, tristezza e allegria allo stesso tempo. Ero triste per aver perso un "amico", ma anche allegro, perché ebbi la possibilità di conoscere tante cose su di lui che non sapevo. "Albertone" se n'era andato, il "Cupolone" si tingeva dei colori del tramonto, io ero appena rientrato da scuola, avevo appreso la notizia ma non avevo neanche il tempo per piangere. Perché Alberto Sordi era lì, in Tv: coi suoi occhioni azzurri e quel faccione che riempiva un intero schermo dei grandi televisori di una volta. C'erano "Il vigile", "Il medico della mutua", "Il tassinaro", Nando "l'americano", il "Marchese del Grillo" (che andò in onda su Rai 2, e per guardarlo non feci i compiti per il giorno dopo). 



Il mio "amico" era scomparso, eppure di lui era rimasto tutto: la grassa risata, l'ironia, le sue battute. Quelle che conoscevo a memoria e quelle che ebbi modo di conoscere, visto che in quei giorni, dopo i solenni funerali in cui la "sua" Roma lo salutò con i più grandi onori, i canali nazionali mandarono a ripetizione i suoi film più belli. E io lì, incantato, a contemplare la sua grandezza d'uomo e d'artista. Poi ci fu mia nonna che mi regalò il settimanale "GENTE" che aveva dedicato un ampio servizio ad Alberto Sordi. E il pensiero di lui, dei suoi film che mi aspettavano a casa (registrati su videocassette consumate a furia di guardarle), insieme a quella rivista e a mia nonna stessa, compagna delle mie proiezioni pomeridiane, mi rendevano anche più sopportabile l'andare a scuola la mattina. No, non dimenticherò mai quel pomeriggio di vent'anni fa, quando l'Italia e il Mondo perdevano uno degli attori più straordinari mentre io perdevo un amico, un caro amico. Mi piace pensare che, Lassù, "Albertone" e mia nonna si siano incontrati e magari lei gli abbia anche parlato di me e della mia ammirazione per lui, per la sua arte e per la sua eleganza in giacca e cravatta, come si usava una volta e come uso fare anche io, spesso. Avrei potuto scrivere un ampio articolo - professionale e sentito - su di lui e sulla sua carriera, ma l'ho già fatto nel centenario della sua nascita (per chi volesse, è disponibile qui https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2020/06/alberto-sordi-mille-anime-un-solo-volto.html). Oggi invece, volevo lasciar parlare quel bambino di quasi undici anni che vent'anni fa non sapeva se piangere per aver perso un amico, o ridere per sua nonna che diceva di essere dispiaciuta perché aveva trovato il modo di farmelo conoscere, attraverso amici di parenti che stavano a Roma. Non ricordo affatto a chi si riferisse e neanche se ci fosse un barlume di verità in tutto ciò. È però una delle tante piccole cose che mi permisero di sorridere e di superare il dispiacere per la perdita di qualcuno che, in fondo, non è mai andato via, anzi, mi è stato "vicino" in tutti questi anni alimentando la mia passione per il cinema. Per questo, lettori e lettrici, non vi dispiacerà se quel bambino lì, quello di vent'anni fa, lasci ancora un breve messaggio diretto al suo amico. Caro Alberto, questo pensiero è per te, per la tua allegria, per il tuo sorriso e per la tua "amicizia". Grazie per tutto quello che mi hai regalato e continui a regalarmi. Spero un giorno di poterti incontrare e ringraziarti di persona, in parole e voce. Tanto - come già detto in occasione del tuo centesimo compleanno - anche Lassù, "prima o poi c'annamo tutti".

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