Passa ai contenuti principali

 SALUTAMM', BERSAGLIE' !


Meglio la "Lollo" o  la Loren? Un interrogativo che ha fatto il suo tempo. Come quell'Italia di provincia, sognatrice ed ingenua, campanilista e faziosa ma sempre unita in spirito e amore. Soprattutto amore, come quello che Gina Lollobrigida ha dato e ricevuto. Pane, amore, fantasia e successo, parafrasando uno dei suoi titoli più belli. Ma non è stata soltanto la ruspante "Bersagliera", bella e sfortunata, povera ma fiera. I suoi occhioni, grandi e scuri, hanno dominato decine di pellicole, passando dalla commedia al dramma, da Cinecittà a Hollywood. Una carriera lunga, luminosa, tra "bianco e nero" e colore, tra serio e faceto, tra pianti e risate, da "maggiorata" fisica ad attrice di talento. 



Fotogrammi di un cinema lontano nel tempo ma non nella memoria. Basta una piccola magia, come quella della sua Fatina nel Pinocchio televisivo di Comencini, accanto a Manfredi Geppetto, per ridestare ricordi perduti. Ce ne vorrebbe una grande, invece, per far sparire anni di polemiche e beghe legali che hanno riportato in scena la sua effige dopo anni di silenzi. Una battaglia - quella della Lollobrigida per difendere i suoi beni - che ha ingiustamente offuscato decenni di indefesso sacrificio agli altari dell'Arte. Una battaglia, tra l'altro, combattuta da una donna che è sempre stata libera - un matrimonio, un divorzio, un figlio, tanti affetti e un'anima che ha sempre rivendicato una propria identità - e che ha avuto tanto contando soltanto su se stessa. Grazie alla bellezza, al talento e ad un temperamento che nessuna, più di lei, ha mai avuto. Ma noi non vogliamo pensare a questo. Quello che ci rattrista è aver perso una delle più grandi immagini del nostro cinema. Il simbolo di un mondo scomparso, come quell'Italia bella, pura, senz'altro più ingenua ma ancora in grado di credere nei sogni. Con un pizzico d'amore e tanta fantasia. "Salutamm', Bersaglie'!". Ciao, Gina!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...