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 VALERIO ZURLINI, MALINCONICA BELLEZZA


Malinconia e sensibilità. Era questo il segreto del successo dei suoi film. Poche  pellicole, in verità, ma davvero ben fatte. Perché Valerio Zurlini, regista bolognese di nascita - avvenuta il 19 marzo 1926 - ma romano d'adozione, faceva tutto con amore e per amore. Claudia Cardinale, che con lui lavorò in quel piccolo capolavoro de "La ragazza con la valigia", disse che egli aveva la sensibilità tipica dell'universo femminile. 




E se pensiamo a quella "ragazza" del film, illusa per amore, oppure alle "Ragazze di San Frediano" - Rossana Podestà, Giovanna Ralli e Giulia Rubini -, ai loro sguardi e ai loro sentimenti per il "Bell'Antonio" Cifariello - nei panni del latin lover pratoliniano "Bob" -, quel lato della personalità di Zurlini emerge chiaramente. Tuttavia, la sua capacità di guardarsi dentro, di esprimere emozioni, sentimenti e delusioni appare palese anche nella caratterizzazione dei personaggi maschili. 


In alto, Antonio Cifariello e Giovanna Ralli ne "Le ragazze di San Frediano" (1955).
In basso, Jean-Louis Trintignant con Eleonora Rossi Drago in "Estate violenta" (1959).


Il Jean-Louis Trintignant di "Estate violenta" - che, nell'estate del '43, trova l'amore sulla spiaggia di Riccione (luogo caro alla giovinezza del regista),  ma decide di fare una scelta "politica" che lo avrebbe allontanato da lei - è chiaramente frutto di un insieme di elementi autobiografici che lasciano poco spazio alla fantasia. Per non parlare di "Cronaca familiare", film tratto da un altro racconto di Pratolini, dove due fratelli, per anni ostili e lontani, si ritrovano insieme e uniti di fronte alle avversità della vita. In quella pellicola, le interpretazioni di Marcello Mastroianni e di Jacques Perrin possiedono una carica emotiva ed empatica molto forte, in cui è indubbio credere che Zurlini ci abbia messo del proprio. 


In alto, Claudia Cardinale ne "La ragazza con la valigia" (1961).
In basso, Jacques Perrin e Marcello Mastroianni in "Cronaca familiare" (1962).



Malinconia e sensibilità, però, furono anche le ultime compagne della sua esistenza, conclusasi il 26 ottobre 1982 per l'acuirsi della sua cirrosi epatica. Valerio Zurlini se ne andò quasi in silenzio, dopo aver fallito nel tentativo di mettere in scena altre opere letterarie - come "Di là dal fiume e tra gli alberi" di Hemingway. Non ebbe molta fortuna, va detto, e forse proprio per la sua sincerità. Però, a quarant'anni dalla sua scomparsa, quei primi piani malinconici, quelle pellicole piene di bellezza e sensibilità continuano a far riflettere e meditare. Con quella tenerezza propria solo dei geni, delle donne e dei fanciulli.

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