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 FELICE GIMONDI, PASSIONE SINCERA


 Sarebbero stati ottanta oggi, se un infarto non se lo fosse portato via tre anni fa, mentre stava facendo un bagno al mare, in Sicilia. Il suo cuore, quel cuore d'acciaio che aveva sopportato salite ripide e tortuosi tornanti, era compromesso da tempo. Ma nessuno, nessuno avrebbe mai creduto che Felice Gimondi se ne andasse via così. Aveva settantasei anni sulle spalle e dietro una infinità di successi. Nato a Sedrina, nel bergamasco, il 29 settembre 1942, Felice Gimondi aveva avuto un compito alquanto arduo: riportare il ciclismo alla popolarità. 




Iniziò a spingere sui pedali da dilettante alla fine degli anni '50, quando Bartali e Coppi erano ancora gli idoli indiscussi dello sport, al tempo, più amato dagli italiani. Negli anni '60, invece, quando passò professionista, il ciclismo non era più così seguito. Ma Felice Gimondi, tra la "Salvarani" - la sua prima squadra - e la "Bianchi", tra Tour de France e Giro d'Italia, riuscì a riavvicinare molti a quello sport fatto solo di forza fisica e lealtà. Riuscì a sorprendere grazie alle sue epiche "volate" nel tentativo di seminare Eddy Merckx, il campione belga con cui era legato da una pura rivalità agonistica e da una altrettanto sincera amicizia.  Nel 1979, dopo aver conquistato tutto quello che poteva - la "maglia rosa", la "maglia gialla", la Vuelta a España e tante gare di un giorno, come il Giro di Lombardia -, Gimondi abbandonò le competizioni. Meno di dieci anni dopo, divenne direttore sportivo della Gewiss-Bianchi e poi, nel 2000, presidente della Mercatone Uno-Albacom, la squadra del "Pirata" Pantani. Colui che, trent'anni dopo di lui, riuscì a far rivivere ancora il mito della bicicletta. Perché nella storia ciclistica mondiale ognuno ha avuto il suo ruolo. E tra Girardengo, Binda, Bartali, Coppi, e Pantani, Felice Gimondi ha rappresentato l'anello di congiunzione tra passato e futuro attraverso il suo racconto. Un racconto di tenacia, di coraggio, di pedalate a perdifiato in salita e discese a rotta di collo. Leggendarie immagini di storia, di sport, di ciclisti, di uomini dal volto onesto e dallo sguardo sincero: quello della passione.

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