GABRIELLA FERRI, L'ANIMA DELLA "VECCHIA ROMA"
Era la voce della passione, della sofferenza, dell'allegria, del dramma. Era la voce roca e popolare della "vecchia Roma". Quella della natia Testaccio, di Campo de' Fiori, dei bancarellari e degli artigiani. In quei vicoli, ancora oggi, la voce di Gabriella Ferri riecheggia ridestando ricordi remoti. La città del "Barcarolo romano", della "Società dei magnaccioni", il brano con cui, negli anni '60, raggiunse la popolarità nazionale. Prima il sodalizio con l'amica e compagna d'arte Luisa De Santis (figlia di Giuseppe, "papà" del neorealismo) e le tournée in Sudamerica, poi l'ingresso nella compagnia del Bagaglino e i numerosi varietà televisivi, come "Dove sta Zazà" (1973), che la consacrarono agli altari della celebrità.
Bella, verace, sincera fino al midollo, Gabriella Ferri è stata l'anima della canzone romana, ma seppe interpretare anche brani della tradizione napoletana, come "Malafemmena" e "Reginella". Ma quell'anima così calorosa e appassionata non era priva di tormenti. Gabriella Ferri viveva la vita intensamente, al punto tale da lasciarsi trasportare troppo dalle emozioni, anche quelle negative. La depressione, triste compagna della sua esistenza, faceva spesso capolino, portandola ad allontanarsi dalle scene per lunghi periodi. Un bisogno di intimità, di solitudine che la convinse a lasciare il "cuore" della sua Roma per rifugiarsi in un borgo del viterbese dove, il 3 aprile 2004, forse perché assuefatta dagli antidepressivi, Gabriella Ferri cadde giù dal balcone di casa sua. Si spense così la sua vita, ma non la sua voce. Quella, a ottant'anni dalla sua nascita, continua a raccontare la sua anima e la "sua" Roma: entrambe belle, entrambe vere, entrambe perdute.
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