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 GABRIELE TINTI, STORIA DI SGUARDI ONESTI



 Il suo volto non lo ricorda più nessuno, eppure i suoi occhi grigio-azzurri, il sorriso da ragazzo onesto ricorrono a più riprese in centinaia di pellicole. Erano gli anni '50, il decennio d'oro per il nostro cinema. Gabriele Tinti, giovanissimo, lasciò la sua Molinella, un borgo alle porte di Bologna - dove nacque novant'anni fa, il 22 agosto 1932 -, per giungere a Roma e diventare uno dei più promettenti attori italiani. 




Lavorò con registi come Carlo Lizzani, tra "Cronache di poveri amanti" e "La banda Casaroli", con Luigi Zampa in "Anni facili", con Mastrocinque e Steno in brillanti commedie con Totò, come "Totò, lascia o raddoppia?", "La banda degli onesti" e "Letto a tre piazze". 



In alto, Gabriele Tinti con Antonella Lualdi in "Cronache di poveri amanti" (1954) di Carlo Lizzani.
In basso, con Totò ne "La banda degli onesti" (1956) di Camillo Mastrocinque.



Grazie al fisico prestante e all'aria da giovane coraggioso prese parte anche a numerosi film del filone mitologico, come "David e Golia" di Ferdinando Baldini. Nei primi anni '70, con l'avanzare dell'età, Gabriele Tinti acquistò un fascino più maturo che lo portò a cimentarsi in opere maggiormente drammatiche, come il filone poliziesco. 


Gabriele Tinti con Renato Salvatori ne "La banda Casaroli" (1962) di Florestano Vancini.


Tuttavia, la sua ultima parte della carriera lo vide lanciato soprattutto nel genere erotico, dove fu protagonista, accanto a Laura Gemser (che sposerà in seconde nozze), nella serie "Emanuelle nera". Ma la sua epopea artistica, con incursioni tra vari generi - anche in opere straniere - lo vide apparire sul grande schermo praticamente fino alla fine, sopraggiunta per un attacco cardiaco il 12 novembre 1991. 


Gabriele Tinti con Laura Gemser in "Emanuelle e gli ultimi cannibali" (1977) di Joe D'Amato.


Una presenza costante, dunque, durata ben quarant'anni con un successo poco "da copertina" ma senza dubbio incentrato sulle sue indiscutibili doti recitative, oltre che estetiche. Eppure, sotto sotto, sono convinto che il suo sguardo azzurro non sia stato dimenticato del tutto. Magari nessuno ci assocerà un nome, ma tutti lo hanno di sicuro visto almeno una volta e il cinema, si sa, è strettamente improntato sulla memoria e, per fortuna, attori come Gabriele Tinti, illustri dimenticati, continuano a raccontare la propria storia.

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