Passa ai contenuti principali

 CIAO, ROSSANA!


Era conosciuta come "Sora Garbatella", un'istituzione del quartiere romano dove lei e il suo "bel" fratello erano cresciuti e dove lei ha sempre vissuto. Ma per tutti, per il cinema italiano, Rossana Di Lorenzo è stata una delle ultime esponenti di quella romanità verace e popolare, come la "buzzicona" Anna Longhi e la mitica "Sora Lella". Come la seconda, anche Rossana Di Lorenzo aveva un fratello celebre, mentre come la prima, si ritrovò quasi per caso sul set e grazie alla stessa persona: il grande Alberto Sordi. Rossana Di Lorenzo aveva visto entrare il cinema in casa sua negli anni '50, quando suo fratello, Maurizio Di Lorenzo, in arte Arena, divenne celebre con la trilogia di Risi sui "poveri ma belli", accanto a Renato Salvatori, Lorella De Luca, Alessandra Panaro e Marisa Allasio. 



Perfino i suoi genitori, nel 1960, si affacciarono sul set, nel film prodotto e diretto dallo stesso Arena, "Il principe fusto". Rossana, però, aveva avuto una vita diversa. Mentre il fratello viveva storie avventurose, fuori e dentro la scena- tra flirt amorosi con le più belle attrici del tempo e scazzottate con i "paparazzi" - lei conduceva una tranquilla vita di quartiere, nel suo negozio di fiori. Fino a quando, nel 1970, ricevette una telefonata di Alberto Sordi che stava girando "Il presidente del Borgorosso Football Club" di Luigi Filippo D'Amico. 


In alto, Rossana Di Lorenzo con Alberto Sordi ne "Il comune senso del pudore" (1976) dello stesso Sordi.
In basso, con Mario Brega (a sinistra) e Claudio Amendola in "Amarsi un po'..." (1984) di Carlo Vanzina.





Da quel momento, la sua figura bonaria e corpulenta apparve in numerose pellicole, comiche e drammatiche, lavorando anche con registi di un certo spessore, come Mauro Bolognini, Luigi Zampa ed Ettore Scola. Il suo ruolo più noto è sicuramente quello della moglie di Sordi prima nel film "Le coppie" (1970) - episodio "La camera",  - e poi ne "Il comune senso del pudore" (1976), ma impossibile dimenticarla quale spontanea e caciarona madre di Claudio Amendola e moglie di Mario Brega in due cult della commedia anni '80 di Carlo Vanzina: "Vacanze di Natale" (1983) e "Amarsi un po'..." (1984). Tuttavia, a differenza del fratello - scomparso giovanissimo nel 1979, dopo una infelice parabola artistica - Rossana Di Lorenzo non si lasciò mai rapire del tutto dalle illusioni del cinema. Non ha mai rinunciato a se stessa. Ha gestito negozi, ha fatto per anni l'erborista, ed è sempre rimasta nella sua Garbatella. Quel quartiere di cui era ormai diventata l'ultima "anima pura", in una metropoli ormai tentacolare in cui non si riconosceva più. Ma quel mondo, così tenero, ingenuo e dolce come il suo sorriso identico a quello del fratello, è possibile riviverlo nelle sue piccole-grandi interpretazioni. Piccoli attimi di grande comicità per assaporare atmosfere e sentimenti di una Roma e di un cinema che non ci sono più ma che, per fortuna, sono esistiti. Ciao, Rossana!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...