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 HENRY FONDA, L'EROE


Era malato da tempo, conviveva con un pacemaker che cercava di "correggere" gli errori del suo cuore, ma la sua immagine di grande interprete, consacrata da un Oscar alla carriera appena un anno prima, non venne minimamente scalfita da quell'attacco cardiaco che se lo portò via, in un letto d'ospedale, il 12 agosto 1982. Da allora sono passati quarant'anni, ma Henry Fonda è ancora per tutti l'Eroe. Era il cinema dei western, di uomini coraggiosi, senza macchia e senza paura. Anche realmente esistiti come Abramo Lincoln, che Fonda fece suo in "Alba di gloria" di John Ford, nel 1939, affermandosi definitivamente nel panorama hollywoodiano, e non solo. 




Nato in Nebraska, il 16 maggio 1905, Henry Fonda iniziò a fare teatro mentre studiava giornalismo all'università. Sbarcò a Broadway, capì che il palcoscenico era la sua strada e cambiò direzione alla sua vita. Il cinema di Hollywood lo chiamò subito e così per Henry Fonda iniziò una carriera lunga decenni, dagli anni '30 fino agli anni '80. 


Henry Ford (a destra) in "Alba fatale" (1943) di William A. Wellman.

Dal western  con "Alba fatale" di Wellman e "Il massacro di Fort Apache" di Ford all'adattamento di romanzi celebri, come "Guerra e Pace" di King Vidor, fino al poliziesco con "Il ladro" di Hitchcock, passando per la commedia con "La nave matta di Mister Roberts", sempre di Ford. Una carrellata di uomini audaci, sprezzanti del pericolo, temerari fino al midollo pronti a tutto pur di far trionfare la giustizia. E poi la svolta, grazie a Sergio Leone, che nel 1968 gli affidò il ruolo del terribile Frank in "C'era una volta il West". 


In alto, Henry Fonda in "Alba di gloria" (1939). In basso, ne "Il massacro di Fort Apache" (1948). Entrambi i film sono diretti da John Ford.



Ancora Colt, cinturoni a mezza gamba e cappelli a falda larga, ma questa volta dall'altra parte, quella del male. Un ruolo che Henry Fonda fece fatica ad accettare, inizialmente, ma che poi ritenne tra le sue migliori prove d'attore. E che il western, dopo tutto, fosse il genere che lo aveva consacrato alla gloria, lo dimostra anche la sua partecipazione ad un cult del western all'italiana comico, "Il mio nome è Nessuno", accanto a Terence Hill. 



In alto, Henry Fonda in "C'era una volta il West" (1968) di Sergio Leone.
In basso, in "Il mio nome è Nessuno" (1973) di Tonino Valerii.



Ma che fosse un western, serio o faceto, un dramma, una commedia, Henry Fonda conservava sempre il suo fascino così peculiare, con quello sguardo azzurro, luminoso, vitreo che ha dominato decine e decine di pellicole. Uno sguardo "da Oscar", potremmo dire, tant'è che l'ultimo, pochi mesi prima di andar via, gli valse un altro Oscar come miglior protagonista per la sua interpretazione in "Sul lago dorato", accanto alla figlia Jane e a Katharine Hepburn. Un ultimo regalo, prima del congedo definitivo. Ma di un addio, di un addio vero e proprio non si può parlare. Perché gli eroi, quelli forti, coraggiosi, non muoiono mai. Figuriamoci chi fu molto più di un eroe. Henry Fonda, l'Eroe.

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