DINO VERDE, L'IRONIA INTELLIGENTE
Il suo contributo all'allegria, alla spensieratezza, al divertimento e all'emozione è trasversale. Radio, cinema, teatro, televisione, musica. Non c'è un solo campo dello spettacolo in cui Dino Verde non abbia lasciato la sua "firma". Un nome spesso accoppiato ad altre grandi "penne", come Antonio Amurri, Bruno Broccoli, Marcello Marchesi, Guido Sacerdote, Antonello Falqui. Quegli artigiani della Tv in bianco e nero, quella del varietà del sabato sera.
Il suo estro e la sua genialità videro la luce a Napoli, il 13 luglio 1922. Edoardo "Dino" Verde iniziò fin da giovane studente del liceo ad interessarsi di scrittura e ironia. Tra i banchi di scuola conobbe Bruno Broccoli - il papà del "professor" Umberto -, che in seguito convincerà a seguirlo nella sua avventura tra umorismo e genialità a Roma, dove Verde giunse alla fine degli anni '40, dopo essersi arruolato come pilota in Aeronautica durante la Seconda guerra mondiale. Cominciò come umorista sulla rivista "Marc'Aurelio". Poi approdò alla rivista e al varietà teatrali, scrivendo spettacoli per Macario, Wanda Osiris, Nino Taranto e "Billi e Riva", fino ad arrivare al cinema, realizzando soggetti e numerose sceneggiature per film, come "Il vedovo" di Risi, con Alberto Sordi e Franca Valeri. Ma sarà la televisione, oltre all'amata radio (dove fu tra gli autori di "Gran Varietà"), a consacrarlo definitivamente.
Dino Verde realizzò - quasi sempre in coppia con altri autori, come l'amico Broccoli - celebri programmi della Tv: dalla "Canzonissima" '59 col trio Panelli-Manfredi-Scala a "Doppia coppia" col quartetto Noschese-Valori-Vartan-Luttazzi, fino all'indimenticato "Studio Uno" '61-'62 - fu lui a inventare il "Dadaumpa" per le Kessler - e alla esilarante "Biblioteca" col Quartetto Cetra.
Le gemelle Kessler e il famoso "Dadaumpa" inventato da Verde. |
Ma, come già detto, Dino Verde fu anche un pregiato autore musicale. Scrisse diversi brani di successo, come "Piove" e "Resta cu' mme" per Modugno e "Romantica" per Rascel, nonché la scanzonata "Una zebra a pois" per Mina. Un variegato universo di luci, piume, paillettes, cineprese, stacchetti, musiche, comici, ballerine, tra palcoscenici e studi televisivi, tra studi cinematografici e di registrazione, per un guazzabuglio di ironia, fascino e leggerezza unite ad un garbo e ad una passione sconfinata che portò Dino Verde a ritornare in teatro con "Bentornato Avanspettacolo" pochi mesi prima di morire - il 1° febbraio 2004. Un ritorno alle gag e alle follie dell'avanspettacolo del Dopoguerra, a quel mondo di stupefacente comicità condita da battute argute e ben scritte. Un mondo lontano, oltre la linea dell'orizzonte, proprio come quel cinema, quel teatro e soprattutto quella Tv che Dino Verde e i suoi più fidati "compari" (in primis Antonio Amurri e Bruno Broccoli) scrissero pagina dopo pagina, con intelligenza e maestria. Pagine incancellabili nella memoria storica del nostro spettacolo, proprio come dovrebbe esserlo il ricordo di Dino Verde che, ad un secolo dalla sua nascita, sono fiero di aver omaggiato.
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