FOLCO LULLI, IL GENTIL "CATTIVO" DEL NEOREALISMO
Imponente e massiccio. Un volto ambiguo, a metà strada tra il truce e il bonario. Perfetto per interpretare numerosi "cattivi" nelle pellicole del Dopoguerra. Folco Lulli aveva alle spalle un passato da combattente: prima nella guerra d'Etiopia, nel 1936, poi nella Resistenza, dopo aver abbandonato l'esercito, riuscendo a scappare anche dalla prigionia nazista rifugiandosi in Russia e ritornando in Italia solo alla fine della guerra.
Fiorentino - nacque nel capoluogo toscano il 3 luglio 1912 -, figlio di un cantante e fratello d'attore, si ritrovò sul grande schermo scoperto dal regista Alberto Lattuada, a cui lo presentò il produttore Carlo Ponti, suo ex compagno di scuola. Fu così che il volto rubicondo di Folco Lulli apparve nelle più belle pellicole del neorealismo italiano, diretto da registi quali Giuseppe De Santis e Mario Soldati, e lavorando con attori del calibro di Amedeo Nazzari e Anna Magnani, Raf Vallone e Lucia Bosè. Finita quella stagione, seppe però reinventarsi, prendendo parte anche a capolavori della commedia all'italiana, come "La grande guerra" e "I compagni" di Mario Monicelli, tra Sordi, Gassman e Mastroianni. Prima della sua prematura scomparsa - sopraggiunta il 23 maggio 1970 - si era anche dedicato alla regia. Un omone grande e grosso, "cattivo" sullo schermo ma di animo gentile nella vita di tutti i giorni. Un attore improvvisato ma capace, rimasto per sempre legato ad una irripetibile stagione del cinema italiano e che, a centodieci anni dalla nascita, voglio ricordare riproponendovi l'ampio articolo redatto poco più di due anni fa, nel cinquantennale della sua morte. L'articolo è fruibile al seguente link:
https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2020/05/folco-lulli-rude-dal-cuore-tenero-si.html
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