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 LETTERA A  LUCIANO DE CRESCENZO N°3



Caro Luciano,

è un impegno a cui non riesco proprio a sottrarmi. Sono tre anni che te ne sei andato Lassù e questa è la terza lettera che ti scrivo nel giorno della tua "partenza", per sapere come stai. Una domanda retorica, lo so, in quanto sono certo che tu stia bene. Anche perché, detto fra noi, la fortuna tua e di tutti voi abitanti del Paradiso è quella di vivere nell'unico luogo in cui è ormai possibile tenere conversazioni intelligenti. Noi qui, tra alti e bassi, folli guerre, questo "cazzimmoso" virus che non molla la presa e problemi quotidiani, piccoli e grandi, continuiamo a fare del nostro meglio e ad andare avanti, seguendo l'esempio di chi come te ha sempre creduto nella bellezza della vita. Più che allungarla bisognerebbe "allargarla", renderla più ricca, più intensa, la vita, amavi ripetere.



Meglio un giorno da leone che cento da pecora, mi verrebbe da dire, ma in realtà la questione è molto più complessa. Perché la vita, come sa bene chi fa filosofia come noi, chi pratica l'incertezza, chi si pone mille domande, è qualcosa di straordinario e intricato. Si punta alla durata della vita, ma non alla sua qualità. Eppure sembrerebbe facile: non sprecare nemmeno un secondo, fare tutto ciò che si può e si desidera fare. Che ce vo' ? Ma non è semplice. Non è semplice perché ci vuole coraggio, caro Luciano, ed il coraggio non sempre si trova, dal momento che viviamo in un mondo oppresso da mille paure. "Il coraggio ce l'ho, è la paura che mi frega!", diceva ironicamente Totò in un suo film, e la dice lunga su come la forza di "vivere bene" non sia appannaggio di tutti. Però, Luciano, ti garantisco che ci provo sempre ad allargarla la mia vita, anche di poco, memore dei tuoi insegnamenti che mi circondano assieme ai tuoi libri, sempre pronti a fornire suggerimenti preziosi. Non ti trattengo oltre, anche perché avrai sicuramente da fare, impegnato in piacevoli discussioni con interlocutori di tutto rispetto, come l'esimio dottor Cazzaniga/Scarpa, che ti ha raggiunto lo scorso dicembre. Ebbene, vi lascio alle vostre conversazioni. Salutami Totò, la sua cara figlia Liliana, salutami la "combriccola" dei De Filippo, Nino Taranto, Riccardo Pazzaglia, il già citato Cazzaniga e tutti gli altri "filosofi" e pensatori, napoletani e non (un saluto speciale al mio "maestro" Enzo Biagi) che sono lì accanto a te. Non fateci mancare il vostro sostegno, voi che avete allargato le vostre vite e ne avete fatto autentici capolavori - come suggeriva Papa Wojtyła. Forse con la vostra supervisione, possiamo riuscirci anche noi. Stammi bene Lucia', a presto!

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