Passa ai contenuti principali

 CIAO, ANTONIO!


Enrico "Settebellizze" e una intensità interpretativa travolgente. Era il 1962, Eduardo De Filippo portava sul piccolo schermo una delle sue commedie più celebri, "Napoli milionaria", con quella chiosa finale ,"Ha da passa' 'a nuttata", che ha fatto epoca. Ebbene, anche per Antonio Casagrande è passata la nottata. Una nottata intensa, fatta di palcoscenici, di set cinematografici, studi televisivi. 




Dai tempi di "Settebellizze", quel giovanotto figlio d'arte, tra musica e teatro, ne fece di strada. Con Eduardo De Filippo recitò in altre grandi commedie: "Filumena Marturano", "Mia Famiglia, "Il sindaco del Rione Sanità". Successi che il "Maestro" napoletano portò sul piccolo schermo grazie all'entusiasmo e alla maestria di tanti giovani proprio come lui. Poi proseguì il suo cammino da solo, cimentandosi in tante grandi opere teatrali, soprattutto napoletane, fondando una propria compagnia, formando giovani leve della scena come suo figlio stesso, Maurizio, brillante interprete di teatro, cinema e Tv, che oggi ne ha annunciato la scomparsa. Antonio Casagrande ha lasciato un segno profondo sulla scena, nel teatro, eduardiano e non, al cinema, dove indimenticabile - a mio avviso - resta la scena "gesticolata" in "Così parlò Bellavista", nei panni di un detenuto al tribunale di Napoli che, "sotto braccio" a due carabinieri, indirizza una signora alla via più sbrigativa per ottenere i "carichi pendenti" del figlio. Una scena dove il suo volto compare poco, ma dove le sue mani, magistralmente rese dalla cinepresa di De Crescenzo, accompagnate da quella voce calda e roca rendono molto di più di qualsiasi interpretazione facciale. Di lui ci resta questo: tanti ricordi e una stagione teatrale irripetibile. Un teatro "sudato", lavorato, fatto di anni di gavetta, di sconfitte, di successi, fino a quando "'a nuttata" passa, il cielo si illumina e il suo volto così espressivo, partenopeo e "vivo" appare rude o sorridente, limpido o oscuro come nelle sue migliori pièce. Ciao, Antonio!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...