DOLORES PALUMBO, PASSIONE VERACE
Una vita in scena. Una vita vissuta per il palcoscenico, dove le sue forme rotonde e la sua gaia risata sapevano calamitare l'attenzione di tutti, anche a scapito dei Grandi a cui questa "matrona" faceva da controcanto. La sua esuberanza, la sua vivacità d'artista era già nel nome: Dolores Palumbo. Con quel mix di partenopeo e spagnolo, due culture che si inseguono e rincorrono nei vicoli di quella Napoli dove ella nacque il 14 giugno 1912. Figlia d'arte, cresciuta dietro le quinte dei teatri cittadini, esordì a soli tredici anni in "Assunta Spina" di Salvatore Di Giacomo.
Solo cinque anni dopo, il suo nome entrò a far parte della più grande tradizione teatrale napoletana, quella dei De Filippo. Con Eduardo, Titina e Peppino, Dolores Palumbo divenne l'attrice che tutti abbiamo amato: gioviale, ironica, appassionata. Per lei, il "Maestro" De Filippo scrisse ben due commedie, "Bene mio e core mio" e "Mia famiglia", facendone una delle sue "muse", come la sorella Titina, Pupella Maggio e Regina Bianchi. Ma la sua verve comica venne fuori soprattutto nel teatro di rivista, dove lavorò con Nino Taranto e perfino con la "Wandissima" Osiris, nel Dopoguerra.
Dolores Palumbo in scena con Nino Taranto. |
Ma si cimentò anche con la prosa, sempre con Taranto, col quale lavorò fino alla fine della carriera. Tuttavia la fama nazional popolare di Dolores Palumbo è legata soprattutto alle innumerevoli interpretazioni cinematografiche. Il suo indimenticabile "Weeeeeee! Funiculare senza corrente!", pronunciato nei panni di Luisella, arcigna compagna di Totò/Felice Sciosciammocca in "Miseria e nobiltà" di Mattòli l'ha sicuramente consegnata alla storia.
Ma come dimenticare la remissiva Carmelina, completamente soggiogata dalla austera e vegliarda sorella Sabella/Tina Pica ne "La nonna Sabella" e "La nipote Sabella" rispettivamente di Dino Risi e Giorgio Bianchi. E si potrebbero ancora elencare titoli e titoli, comprese le gustose caratterizzazioni della dolce madre di Laura Efrikian, suocera di Gianni Morandi, e la madre di Albano Carrisi nei "musicarelli" di Fizzarotti.
Da sinistra, Dolore Palumbo, Gianni Morandi e Laura Efrikian in "In ginocchio da te" (1964) di Ettore Maria Fizzarotti. |
Una vita in scena, in teatro, al cinema, e anche in televisione, sempre spumeggiante, sorridente e cordiale. Fino alla fine, sopraggiunta in una clinica napoletana il 30 gennaio 1984. Però, a centodieci anni dalla sua nascita, a noi non interessa la conclusione del racconto, ma semplicemente il racconto. Quello di una donna vivace e verace, di una grande artista nazionale ma soprattutto di una indimenticabile interprete della risata.
Commenti
Posta un commento