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 ANNA MARIA PIERANGELI,  "ANGELICA" DIVA-BAMBINA


Avrebbe novant'anni. L'età dei ricordi e dei rimpianti. Chissà cosa ne sarebbe stato della sua vita se fosse andato tutto diversamente. Sì, forse Anna Maria Pierangeli oggi ne avrebbe tanti di rimpianti, ma non possiamo saperlo. Perché il 10 settembre 1971 la sua vita si fermò precocemente, lasciandola riversa su un letto per una dose eccessiva di barbiturici a soli trentanove anni. Era nata a Cagliari, il 19 giugno 1932, ma era cresciuta a Roma, e proprio lì, appena diciassettenne, una bambina che ancora giocava con le bambole, si ritrovò in scena accanto a Vittorio De Sica in "Domani è troppo tardi". Un film che, in anticipo rispetto ai tempi, con dolcezza e candore, parlava della necessità di una educazione sessuale per i giovani. Fu il regista Léonide Moguy a volerla, rimasto folgorato da quella ragazza pura e angelica. 



Così, un Nastro d'argento come miglior attrice protagonista fece di Anna Maria Pierangeli una diva. Oltreoceano diventò "Pier Angeli", con un contratto alla Metro-Goldwyn-Mayer che sembrava averle spalancato le porte di Hollywood. "Teresa" di Zinnemann, "Storia di tre amori" di Minnelli e Reinhardt, "Il calice d'argento" di Saville, "Lassù qualcuno mi ama" di Robert Wise, videro Anna Maria Pierangeli emergere per bellezza e talento, ma non sempre con grandi risultati di pubblico e critica. La parentesi americana non durò a lungo, pur rappresentando un notevole bagaglio di esperienze per la giovane. Da bambina, quasi senza neanche rendersene conto, si trovò all'improvviso ad essere donna.


Anna Maria Pierangeli con Gino Leurini in "Domani è troppo tardi" (1950).


La sua relazione con Kirk Douglas, ma soprattutto il suo legame con James Dean, il "ribelle" dai biondi capelli, dominarono le pagine dei rotocalchi, suscitando l'invidia di tante giovani che volevano essere come lei. L'unione con "Jimmy", però, non piaceva alla madre di Anna Maria, la signora Enrica, sua "manager" ufficiale, anche perché il ragazzo non era di religione cattolica. Fu così che, forse consapevolmente, forse inconsapevolmente, Anna Maria si ritrovò tra le braccia del cantante e attore italo-americano Vic Damone, che sposò nel 1954. Ma al matrimonio, coronato dalla nascita di un figlio, seguì ben presto il divorzio. 


Anna Maria Pierangeli e Kirk Douglas in "Storia di tre amori" (1953).


La giovane, intanto, era ritornata in Italia e si ritrovava sola e senza rosee prospettive di lavoro. In quegli anni ebbe alcune relazioni, spesso clamorosamente "paparazzate" (come quella col "povero ma bello" Maurizio Arena), fino ad incontrare un uomo molto più grande di lei, il maestro Armando Trovajoli, che sposò con rito civile nel 1962. 


Anna Maria Pierangeli con James Dean.


Un altro figlio e un altro divorzio dopo pochi anni. Nel frattempo, la sua carriera si era completamente arenata. Le sue apparizioni divennero sempre più rare, limitate a piccole caratterizzazioni in film western o commerciali. Nulla che la facesse brillare. Le battaglie legali per l'affidamento dei figli (affidati ai rispettivi padri), problemi finanziari, solitudine e depressione azzerarono le sue difese. Sta di fatto, però, che la sua vita si spense a Beverly Hills. Anna Maria era tornata di nuovo in America, decisa a riprendersi la sua vita e il suo lavoro. Aveva molti progetti per il futuro, come raccontò la sorella gemella Maria Luisa (anch'ella attrice col nome di Marisa Pavan), e questo mette in dubbio l'ipotesi di un suicidio, che di fatto non è mai stato appurato. Quel che è certo è che Anna Maria Pierangeli andò via troppo presto e la tristezza resta. Resta la tristezza per una giovane vita spezzata, illusa, tradita. Sfiorita come la bellezza di quella ingenua fanciulla che aveva amato quando ancora non sapeva cosa significasse amare, che aveva recitato quando ancora non sapeva cosa fosse recitare. Che aveva vissuto quando ancora non sapeva cosa significasse vivere. E quando forse lo capì, purtroppo, era troppo tardi.

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