Passa ai contenuti principali

 ARRIVEDERCI, LILIANA!


Già lo vedo, col suo tight, la bombetta e i pantaloni a "fischietto" sull'uscio del Paradiso, ad attenderla. Magari sbuffando, gonfiando le gote e dilatando quelle fenomenali pupille protagoniste di mille espressioni. Sarà impaziente Totò di riabbracciare l'amata figlia Liliana, che portava il nome di una soubrette che si era tolta la vita per lui. E Liliana De Curtis, figlia del  "Principe" e della di lui moglie, Diana, aveva la bellezza e lo spirito di una donna di scena. Il papà però, geloso, appassionato d'amore e di donne, la tenne sempre lontana dalle scene, sconsigliandole di entrare nel mondo dello spettacolo. Ma lei, Liliana, riuscì a calcarle anni dopo la sua scomparsa, specialmente quando si trattava di omaggiare il suo papà. 




Spettacoli, eventi, interviste televisive, libri volti a mantenere viva la memoria di Totò. Perché c'è sempre bisogno, anche se si parla di chi indimenticabile lo è di per sé. E anche Liliana De Curtis meriterà la memoria tributata a suo padre. Per averlo amato, assistito, ricordato, onorato, insieme ai figli Diana (morta undici anni fa, per un tumore), Antonello e Elena. Credo che a questo punto Totò, sull'uscio del Paradiso, sia ormai stufo di aspettare, e quindi, cara Liliana, ti lasciamo raggiungere il "babbo" prima che si arrabbi, perché sappiamo bene che per lui "ogni limite ha una pazienza". Volevamo però ringraziarti. Grazie per aver dato lustro ed onore al tuo papà, per aver permesso che di lui si continuasse a parlare, che lo conoscessero i giovani. Grazie per aver dedicato la tua vita a lui, alla sua arte e al suo ricordo. Grazie di cuore, Liliana, e arrivederci!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...