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 RAIMONDO VIANELLO, UN SECOLO DI STILE


Di lui ho sempre ammirato l'eleganza, l'ironia "british" e quella faccia declinata in espressioni "da tonto" nelle commedie farsesche degli anni '50 e '60. Di lui ho apprezzato la capacità di far sorridere portando in scena se stesso, soprattutto in coppia con la sua dolce metà nelle tragicomiche vicende coniugali di "Casa Vianello". Perché Raimondo Vianello non si poteva non apprezzare. Era un artista e un signore, un comico e un presentatore, un marito petulante, un appassionato di sport (con trascorsi agonistici in gioventù). Un amore sconfinato per il calcio. Una passione seconda solo a quella per la sua "Sandrina", conosciuta nel mondo della rivista e del varietà, dove lui approdò alla fine degli anni '40. Figlio di un ufficiale della Marina Militare, Raimondo Vianello nacque a Roma un secolo fa, il 7 maggio 1922. 




Si laureò in Legge, ma capì ben presto che alla toga preferiva altri costumi. Arrivò sul palcoscenico sotto la guida di Garinei & Giovannini, nella rivista "Cantachiaro n° 2" (1945). E proprio il teatro costituì per Vianello il trampolino di lancio per la celebrità, nonché importante luogo di incontri che segneranno la sua vita. Nella rivista con Erminio Macario, infatti, conobbe Sandra Mondaini, allora soubrette del comico, con cui convolò a nozze nel 1962, sugellando un sodalizio artistico e sentimentale durato più di cinquant'anni. 

                            

Raimondo e la sua "Sandrina".

Ma sempre in palcoscenico, tra stacchetti di gambe e dietro le "piume" di Wanda Osiris, Vianello incontrò la sua perfetta antitesi: Ugo Tognazzi.  Alto, biondo e raffinato l'uno, basso, tarchiato e "cazzaro" l'altro, Vianello e Tognazzi diedero vita ad una lunga collaborazione che li vide spaziare dal teatro alla televisione (il censurato varietà "Un due tre") fino al cinema, dove diretti da registi come Steno e Giorgio Simonelli diedero gran prova di sé in pellicole comiche e parodie di celebri film come "Psycosissimo" e "I magnifici tre" (qui affiancati da Walter Chiari). 


In alto, Raimondo Vianello con Ugo Tognazzi in "Psycosissimo" (1961).
In basso, con Totò in "Totò diabolicus" (1962). Entrambi i film sono diretti da Steno.


E in quel filone comico-farsesco, tra ammiccamenti al western e al giallo-poliziesco, Vianello lavorò anche con altri grandi artisti, come Totò, che affiancò in famose pellicole come "Sua eccellenza si fermò a mangiare"  e "Totò diabolicus" . Tuttavia, il binomio Vianello-Tognazzi si sciolse a metà anni '60, quando i due presero strade diverse. Tognazzi si dedicò ad un cinema differente e Vianello virò sulla televisione, dove conobbe il successo che tutti abbiamo sempre applaudito. In coppia con la sua "Sandrina", Vianello presentò programmi celeberrimi come "Tante scuse", "(di nuovo) Tante scuse"  e "Noi...no!", in cui misero in scena sketch divenuti pietre miliari della Tv, come la parodia di "Ed io tra di voi" di Aznavour (con la partecipazione di Armando Francioli), oppure ancora "Buonasera dottore" di Claudia Mori. Siparietti in cui la mimica facciale di Vianello era qualcosa di straordinario. E la televisione, dopotutto, divenne per Raimondo e Sandra una vera e propria casa, tanto è che dalla fine degli anni '80, passati alla neonata Mediaset, decisero di portare sul piccolo schermo la loro quotidianità con "Casa Vianello". Più che una sit-com, una cinepresa libera sulla loro vita coniugale fatta di battibecchi e punzecchiature. 


"Casa Vianello".

I fallimentari tentativi di avventure amorose di lui e la noia cronica di lei ("Sono stufa, non ne posso più!"), per un prodotto andato in onda per quasi vent'anni con numerosi spin-off ("I misteri di Cascina Vianello" e il film "Crociera Vianello"). Probabilmente il non plus ultra della loro carriera, perché si trattava della loro vera vita. Raimondo e Sandra, o meglio Sandra e Raimondo - perché lui, ne sono certo, le lascerebbe il passo anche nell'ordine dei nomi -, raggiunsero una maturità artistica tale da smettere di recitare ed essere se stessi. Non che prima non lo fossero, naturalmente, ma forse, alla fine, avevano capito che il segreto del loro successo era proprio la sincerità. La sincera abulia di Raimondo e la sincera esuberanza di Sandra, perfettamente amalgamati in un rapporto a cui non mise fine neanche la morte, visto che volarono via praticamente insieme, a distanza di cinque mesi, nel 2010. Ebbene, questo mio articolo vuole essere un omaggio anche a Sandra, perché il centenario di Raimondo Vianello è anche la sua festa. Cinquant'anni a testa per un amore senza fine, portato in scena senza filtri. Con tenerezza, armonia e stile.



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