ADDIO A CIRIACO DE MITA: L'ULTIMO LEADER DELLA DC
Ci provò, fino alla fine, ma i suoi propositi non valsero a molto. Ciriaco De Mita provò a rafforzare e modernizzare la Democrazia cristiana. Arrivò nelle sue fila, nella corrente "Sinistra di base" (quella finanziata da Enrico Mattei, presidente e fondatore dell'Eni) negli anni '50, dopo una laurea in Giurisprudenza. Da quel momento, la politica divenne la sua vita. Nominato segretario, nel 1982, e poi presidente (fino al 1992) del partito cattolico, presidente del Consiglio dei ministri dal 1988 al 1989, De Mita si ritrovò ad agire nei tumultuosi anni del cambiamento, tra la fine della Guerra Fredda e il dissolversi dell'Urss grazie alla politica di Gorbaciov.
Provò a cambiare le cose nella Dc. Cercò appoggi con socialisti (nell'era Craxi), liberali, democratici e comunisti. Tentò di stabilizzare il governo nazionale favorendo quelle alleanze e quei progetti che avevano visto battersi in prima persona Aldo Moro fino al momento della tragica scomparsa. Anche De Mita divenne un leader amato e popolare. Fu probabilmente l'ultimo esponente di spicco della Dc prima del suo crollo, travolta da "Tangentopoli" insieme agli altri storici partiti della Repubblica. Ma la politica non l'abbandonò fino alla fine. Il suo ultimo impegno fu quello di primo cittadino della "sua" Nusco, comune dell'avellinese, in Campania. Lo stesso luogo in cui, oggi, ha detto addio alla sua vita terrena, dissoltasi dopo novantaquattro anni di impegno per la democrazia, la libertà e la giustizia. E nel rispetto di quegli ideali laici di ispirazione cristiana che lo hanno sempre guidato nella sua lunga militanza al servizio del Paese.
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