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 GIANNI PARTANNA: UN NOBILE TRA "SATIRI" E COMICITÀ


 Era il suo fisico a "tradirlo". Alto, slanciato e con quel portamento signorile non c'era alcun dubbio che due "paesanelli" come Totò e Peppino in viaggio al Nord lo riempissero di salamelecchi e complimenti, scambiando il maître del "Gran Milan" per un "commendatore" e un "consigliere". Sta di fatto però che Gianni Partanna, brillante attore di cinema e teatro, non era di certo un umile plebeo, bensì un nobile siciliano. Si chiamava Giovanni Grifeo dei Principi di Partanna, era un conte e discendeva da una illustre famiglia del comune trapanese. 




Proprio lì nacque, un secolo fa - il 18 aprile 1922 -, ma la sua blasonata anima longa conobbe il successo nella Capitale. Studiò all'università (Scienze politiche), frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia e nel 1949 fondò, insieme alla sorella Maria Carmela, il celebre Teatro dei Satiri, sito in via di Grotta Pinta, nei pressi di Campo de' Fiori - sulle fondamenta del Teatro di Pompeo, risalente al 55 a. C. .  Il palcoscenico era una sua grande passione, tanto è vero che dopo la fine della sua carriera d'attore continuò ad occuparsi della direzione artistica del "suo" teatro. Tuttavia, la sua elegante figura e il suo indubbio talento diedero gran prova di sé non solo in palcoscenico (dove lavorò con Enrico Maria Salerno e Giancarlo Sbragia nel "Sacco e Vanzetti"), ma anche sul grande schermo, dove approdò proprio grazie a Totò. 


Da sinistra, Gianni Partanna, Peppino De Filippo e Totò in "Totò, Peppino e la...malafemmina" (1956) di Camillo Mastrocinque.


E non è un caso che uno come il Principe De Curtis, avido di blasoni e di frequentazioni di "sangue blu", non si lasciasse scappare uno dei Principi di Partanna. E difatti, dei circa venti film girati da Gianni Partanna, la maggior parte avevano come protagonista Totò. Piccole apparizioni, spesso di pochi minuti, ma nulla che non mettesse in risalto il suo charme e la sua indubbia presenza. 


Da destra, Gianni Partanna, Totò e Dorian Gray in "Totò, lascia o raddoppia?" (1956) di Camillo  Mastrocinque.


Dal sopracitato maître  che avrebbe combinato un "servizio" indimenticabile ai fratelli Caponi in "Totò, Peppino e la...malafemmina" al direttore del club "La Giostra" dove la bella Diana/Estella Blain va ad esibirsi per risarcire i truffati dal papà "diplomatico" in "Totòtruffa '62". O ancora il  maître del "Capriccio", il locale notturno dove la prorompente Ellen/Dorian Gray e un mafioso italo-americano convincono il duca della Forcoletta a raddoppiare in "Totò, lascia o raddoppia?". 


Da sinistra, Gianni Partanna, Estella Blain, Carla Macelloni, Geronimo Meynier e Oreste Lionello in "Totòtruffa '62" (1961) di Camillo Mastrocinque.

Tuttavia, la carriera artistica di Gianni Partanna non durò a lungo. Alla fine degli anni '60, dopo sporadiche apparizioni in alcuni sceneggiati televisivi ("Le inchieste del commissario Maigret", ad esempio), l'attore decise di abbandonare le scene e rimanere nelle retrovie. Si dedicò così anima e corpo alla direzione del Teatro dei Satiri. Un teatro (a quanto ho appreso) chiuso da qualche tempo ma luogo d'eccellenza artistica dove nel corso degli anni si sono esibiti grandi interpreti del nostro spettacolo, come Walter Chiari. Un luogo caro a Partanna e dove, dietro le quinte, trascorse il resto della sua esistenza fino alla morte, avvenuta il 5 febbraio 2014. Ma al di là della sua passione per il teatro, al di là dei i suoi meriti quale direttore di un piccolo "tempio" di comicità nel cuore di Roma, Gianni Partanna è stato anche un ottimo interprete, grazie alla sua recitazione misurata, al garbo dei gesti e al fisico "aristocratico" che ne hanno fatto una nobile "spalla" della risata.

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