Passa ai contenuti principali

 GIUSEPPE PORELLI, IRONICO CHARMANT


Brillante: forse basterebbe questo per racchiudere in un solo aggettivo il talento e la carriera di Giuseppe Porelli. Un attore versatile, in grado di cimentarsi con la commedia e con il dramma, passando dalla prosa al varietà e alla commedia musicale, per arrivare al cinema. Nato a Napoli il 24 novembre 1897, Giuseppe Porcelli - questo il suo vero nome - cominciò ad interessarsi al teatro giovanissimo, quando si divertiva a recitare in una filodrammatica nel tempo libero dal suo lavoro di ferroviere. 



Non appena comprese le sue potenzialità e la sua inclinazione all'arte, Giuseppe Porelli rese più "elegante" il suo cognome accompagnandolo con un gesticolare, un vestire e un parlare raffinato. Esordì sui palcoscenici di professione con Irma Gramatica, nel 1918, e a cavallo delle due guerre fece parte di compagnie prestigiose. Lavorò con Sergio Tofano, Evi Maltagliati, Enrico Viarisio, Ave Ninchi, Vittorio De Sica, Giuditta Rissone, Andreina Paul dimostrandosi ben presto incline al genere "brillante". 


Giuseppe Porelli in scena con Andreina Paul.


Non a caso, ritenevo fosse proprio questo il termine più adatto a descrivere Porelli. Perché la sua fortuna fu soprattutto la commedia, in scena come sul set. Calcò le assi di legno del varietà con Wanda Osiris, la commedia musicale targata G&G con Walter Chiari (Buonanotte Bettina) e Domenico Modugno ("Rinaldo in campo). 


In alto, Giuseppe Porelli con Sophia Loren in "Miseria e nobiltà" (1954) di Mario Mattòli.
In basso, con Elsa Martinelli in "Donatella" (1956) di Mario Monicelli.



Al cinema, invece, offrì caratterizzazioni preziose, tra personaggi blasonati come il marchese Favetti detto "Bebé"  in "Miseria e nobiltà" di Mattòli, accanto a Totò e Sophia Loren, maggiordomi dal cuore tenero come Pasquale in "Donatella" di Monicelli, con Elsa Martinelli e Gabriele Ferzetti, o attempati viveur da spiaggia come il barone Fefé nel "musicarello" di Fizzarotti "Stasera mi butto", il suo ultimo film. 


In alto, Giuseppe Porelli con Domenico Modugno in "Rinaldo in campo" (1962) di Garinei & Giovannini.
In basso, con Valeria Moriconi nella rappresentazione de "La locandiera" (1966)  di Franco Enriquez.

E con la stessa elegante professionalità, Giuseppe Porelli prese parte anche a numerosi sceneggiati televisivi, opere teatrali ("La locandiera" di Goldoni, "Questi fantasmi" di De Filippo) e programmi televisivi ("Smash" con Delia Scala e Toni Ucci).  


Da sinistra, Giuseppe Porelli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in "Stasera mi butto" (1967) di Ettore Maria Fizzarotti.


E fu proprio il piccolo schermo, nei primi anni '70, il luogo in cui concluse la sua carriera, prima di ritirarsi a vita privata fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta il 5 marzo 1982. Una notizia che riportò nuovamente Porelli, così ironico, così charmant, alla ribalta nazionale, dove era stato per decenni sinonimo di gusto, misura e talento. Qualità che, a quarant'anni dalla sua scomparsa, sarebbe giusto riscoprire.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...