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 CLARETTA, PER AMORE E DEVOZIONE


Ottenne privilegi, case lussuose, gioielli, denaro, "sistemazioni" per la sorella Myriam e il fratello Marcello. Sposò la causa fascista, svelò le sue posizioni razziali e antisemite, appoggiando anche l'alleanza con la Germania di Hitler. Ma Clarice Petacci, "Claretta", fu soprattutto una donna innamorata. Lei amava Benito Mussolini, profondamente. E per quell'amore non meritava di certo la macabra fine in piazzale Loreto, a Milano, appesa a testa in giù accanto al suo uomo. Il suo primo incontro col Duce avvenne nel 1932, per caso, sul litorale ostiense. Era in macchina con il fidanzato, Riccardo Federici, la madre e la sorella, quando chiese all'autista del padre (medico di Papa Pio XI) di sorpassare l'Alfa Romeo 6C 1750 GT Zagato del Duce che era appena passata accanto a loro. Fu così che Claretta e Benito si incontrarono, e da quel momento non si lasciarono più. 




Lei aveva vent'anni - era nata, a Roma, il 28 febbraio 1912 -, lui quasi cinquanta, ma quella differenza d'età venne colmata da una assoluta ammirazione di quella ragazza che non aveva studiato tanto ma sapeva suonare il violino e dipingere, e soprattutto era molto intelligente. Finito il matrimonio con Federici (sposato nel 1934), Claretta cominciò a frequentare assiduamente Benito Mussolini, anche a palazzo Venezia, divenendo ben presto la sua "preferita", nonostante la presenza della moglie di lui, "donna Rachele", che tollerava quel "capriccio" che sembrava solo uno dei tanti.  Perché Claretta non fu l'unica amante del Duce, ma senza dubbio la sola ad averlo davvero "rapito" in mente e corpo, tanto da permetterle di occuparsi dei suoi affari, di dargli consigli. Dal lungo carteggio tra i due e dai diari della ragazza sono emersi molti elementi a favore di un profondo coinvolgimento di Claretta nella politica. È stato appurato recentemente che la Petacci non sia stata soltanto la donna del Duce, ma anche una sostenitrice della sua opera, al nazismo e all'antisemitismo. Come è vero anche che fosse una ragazza ambiziosa e che l' unione con "LUI" portò numerosi vantaggi alla sua famiglia. E sono queste le accuse, le numerose accuse, che ricevette anche in vita (quando la loro relazione venne allo scoperto) dagli stessi esponenti del Regime, preoccupati da questa donna che, a detta di molti, aveva influito negativamente sul Duce. Ciò che accadde nel 1943 (il degenerare della guerra, la caduta del fascismo con l'arresto di Mussolini il 25 luglio, l'Armistizio dell'8 settembre) venne anche attribuito al presunto indebolimento di "LUI". Sta di fatto che, quel che accadde dopo, mette in evidenza come il sentimento di Claretta per il Duce fosse sincero. Anch'ella venne arrestata il 25 luglio, ma liberata dopo l'8 settembre, decidendo di lasciare Roma e trasferirsi a Nord con la famiglia, proprio mentre fascisti e nazisti organizzavano la Repubblica di Salò. Claretta si stabilì in una villa non lontano dalla residenza del Duce. I rapporti tra i due (epistolari soprattutto), continuarono, ma ormai il loro rapporto era logorato. Ciononostante, Claretta decise di restare al suo fianco fino alla fine. Avrebbe potuto scappare, darsi alla fuga. Invece decise di rimanergli accanto e condividere lo stesso destino che, il 27 aprile 1945, li portò nelle mani dei partigiani, che dopo averli fucilati li avrebbero "esposti" due giorni dopo in piazzale Loreto, appendendoli alla pensilina di una pompa di benzina. Legati per i piedi e a testa in giù, i corpi di Mussolini, Claretta e il fratello di lei Marcello, vennero oltraggiati e offesi.  Un sacerdote, facendosi dare una spilla da balia, le sistemò la gonna affinché la coprisse fino alle ginocchia, per salvaguardarne la dignità. Perché anche se è vero che Claretta aveva scelto quella vita, per quanto sia giusto ammettere il suo dichiarato (carta canta) sentimento antisemita e filonazista, resta indiscutibile che quel che accadde al suo e agli altri corpi esposti in piazzale Loreto fu qualcosa di ingiustificabile. Ma ciò che vale la pena sottolineare oggi - a centodieci anni dalla sua nascita - è il perché sia morta. Non certo per il suo credo politico, per le sue ambizioni, ma per aver amato un uomo.

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