Passa ai contenuti principali

 AMEDEO GIRARD: IL "SEGNO" DI UN GRANDE ARTISTA


 La sua figura corpulenta e sorniona, elegante e popolare, è legata al teatro dialettale napoletano e alla "sceneggiata", ma il palcoscenico lo ha visto interprete di pièce di vario genere. Sebbene "ai margini", nel cinema ha regalato preziose caratterizzazioni, spesso accanto a Totò. Ma Amedeo Girard, nella sua lunga e proficua carriera, ha saputo lasciare il "segno". Quello di una passione nutrita fin da bambino, nella sua Napoli - città in cui nacque il 14 febbraio 1893 -, crescendo nei camerini del Teatro San Ferdinando. I suoi genitori, Giacomo Girard ed Ersilia Pappalardo, erano entrambi artisti e il piccolo Amedeo cominciò ad esibirsi ben presto sulle scene. 



L'occasione della sua vita arrivò in età adulta, quando venne chiamato al San Ferdinando a sostituire Federico Stella nel dramma "La pettinatrice di San Giovanni a Carbonara". Amedeo Girard sfoggiò così il suo grande talento recitativo, divenendo ben presto uno degli attori più apprezzati, dagli anni '30 fino agli anni '60. 


Amedeo Girard con Rosita Pisano nella sceneggiata "'O Paese d''o Sole!".


Passò dal teatro di Raffaele Viviani a quello di Eduardo De Filippo, divise la scena con Nino Taranto, Aldo Giuffré, Rosita Pisano, Dolores Palumbo, Ugo D'Alessio, Vittoria Crispo, Luisa Conte e molti alti interpreti napoletani, passando con disinvoltura dal teatro dialettale all'avanspettacolo fino alla "sceneggiata", genere di cui fu un vero estimatore, divenendo capocomico e compiendo anche una lunga tournée negli Stati Uniti. Nel Dopoguerra, poi, Amedeo Girard approdò anche al cinema, comparendo in circa cinquanta titoli, spesso di genere comico. Lavorò con registi come Mattòli e Mastrocinque, ma fu anche diretto da Carlo Lizzani, Roberto Rossellini e perfino Federico Fellini, che gli affidò una piccola parte ne "Le notti di Cabiria" (1957). 


Amedeo Girard e Totò nella commedia "I papà nascono negli armadi" di Scarnicci e Tarabusi.


Tra i suoi ruoli cinematografici più noti, tuttavia, figurano quelli accanto a Totò. Fu l'avaro don Ignazio, colui che cerca di sottrarre al ricco e geloso don Pasquale/Carlo Campanini il falso turco Felice/Totò in "Un turco napoletano". Ma fu anche Amilcare, il portiere dell'Hotel Royal di Roma presso cui il truffatore e finto diplomatico Peluffo/Totò ha stabilito il suo falso domicilio in "Totòtruffa '62". 


In alto, Amedeo Girard con Totò e Carla Campanini in "Un turco napoletano" (1953) di Mario Mattòli.
In basso, con Totò e Nino Taranto in "Totòtruffa'62" (1961) di Camillo Mastrocinque.


Ma Amedeo Girard lavorò anche in televisione, dove oltre a prendere parte a diverse opere teatrali (come "Morte di carnevale" di Viviani, accanto a Nino Taranto) partecipò alla serie "Tutto Totò" (1967) e al celebre sceneggiato "Il segno del comando" (1971). Gli ultimi impegni prima di un definitivo addio alle scene, seguito poco tempo dopo dalla sua scomparsa, avvenuta il 12 febbraio 1972 nella sua casa di piazza Principe Umberto, a Napoli.


Amedeo Girard con Franco Volpi nello sceneggiato "Il segno del comando" (1971) di Daniele d'Anza.

Quella città che amava tanto e che profondamente lo ha amato, come continua a farlo a cinquant'anni di distanza dalla sua morte. Perché sono certo che il suo volto simpatico sia ancora vivo nel ricordo di tutti. Non solo per le sue partecipazioni cinematografiche e televisive, che hanno fatto sì che di lui perdurasse memoria "visiva". Ma anche per le innumerevoli interpretazioni teatrali che Amedeo Girard, da grande artista, ha saputo costruire con rigore e maestria.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...