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 ROBERTO MUROLO: STORIA DELLA MUSICA NAPOLETANA


Un sussurro di voce, caldo e gentile. Una chitarra perennemente in grembo, pronta ad accompagnarlo nei sui tremanti sussulti tra note e parole. Un viaggio tra tradizione e innovazione, dove la classica canzone napoletana si mescola alle sonorità più diverse. Forse è stato proprio questo a permettere a Roberto Murolo di vivere due esistenze: quella di un giovane chansonnier con la chitarra che incideva un 78 giri dopo l'altro "consolando" con la sua musica l'afflitta Italia del Dopoguerra. E poi quella di un uomo anziano, dal volto simpatico e sorridente, ancora desideroso di fare musica e regalare emozioni. In mezzo, però, ci fu un brutto episodio che per qualche tempo lo tenne lontano dai riflettori. E pensare che, sotto i riflettori, Roberto Murolo ci stava fin dall'infanzia, trascorsa nella sua Napoli - dove nacque il 19 gennaio 1912 -, tra poeti, musicisti e uomini della cultura partenopea dei primi del secolo scorso. 



Figlio di Ernesto Murolo, il celeberrimo poeta napoletano, Roberto cominciò a strimpellare la chitarra ancora bambino. La musica divenne subito la sua  grande passione, accompagnata da quella per lo sport (il nuoto in particolare). Da ragazzo, come tanti altri giovani del suo tempo, Murolo si avvicinò soprattutto alla musica d'oltreoceano: il jazz, lo swing. E infatti, alla fine degli anni '30, esordì come cantante con il "Quartetto Mida", che proponeva brani dalle tonalità "americaneggianti". Nonostante non fossero i tempi più propizi (il jazz faceva parte della musica "negra", poco affine ai gusti fascisti), il quartetto riuscì ad imporsi, compiendo anche una lunga tournée in Europa. Lo scoppio della guerra, però, fermò tutto e il risorgere del Paese dalle macerie, nel 1946, vide Roberto Murolo intraprendere nuove strade. A quel punto, la passione per la tradizione classica fu il suo trampolino di lancio. Con i capelli imbrillantinati, i baffetti stretti sulle labbra e il sorriso ammaliatore, Roberto Murolo prese la sua chitarra e cominciò a cantare da solo, eseguendo brani come "Munasterio 'e Santa Chiara", "Tammurriata nera" e "Scalinatella". Il suo timbro tremante, si diffonde dalle radio e dai giradischi di tutta Italia, incidendo numerosi brani, vecchi e nuovi, ma con un ritmo moderno, ispirato sempre alla musica d'oltreoceano. Apparve anche in alcuni film, come "Catene" (1949) di Raffaello Matarazzo, con Nazzari e la Sanson. Nel 1954, poi, tutto si fermò. Roberto Murolo venne accusato di molestie su un minore. Risultò innocente, ma quella "macchia" gli rimase addosso. Così, vedendosi sbarrata ogni porta, decise di defilarsi per un po'. Si dedicò alla composizione, realizzando brani come "Sarrà chi sà!" (con cui Teddy Reno e Fausto Cigliano  vinsero il Festival di Napoli nel 1959) e "'O ciucciariello" (di cui compose solo la musica), ma soprattutto la maestosa "Napoletana", un'antologia di dischi della più bella musica napoletana dal XIII secolo agli anni '60 del Novecento, pubblicata nel 1963. Poi, la rinascita, dopo vent'anni di silenzi e di apparizioni sporadiche. Ormai calvo, ma con il solito sorriso sotto i baffi bianchi, Roberto Murolo portò la sua pacatezza e il suo talento ancora una volta al servizio della musica. Complice la riscoperta della tradizione napoletana che lo riportò in televisione (con Renzo Arbore) e in studio di registrazione, con l'incisione di nuovi dischi - "'Na voce, 'na chitarra" (1990), "Ottantavoglia di cantare" (1992), "L'Italia è bbella" (1993) -, una partecipazione al Festival Sanremo '93 e collaborazioni con grandi artisti italiani: da "Don Raffaè" con Fabrizio De André a "Cu' mme" con Mia Martini ed Enzo Gragnaniello. Un'energia e un desiderio di donarsi vivi fino alla fine, sopraggiunta il 13 marzo 2003 nella sua casa nel quartiere collinare del Vomero, a Napoli, dove da tempo si era rifugiato. Solo un anno prima, in collegamento video da casa sua col Festival di Sanremo - dove ricevette un premio - aveva presentato il video di "'Mbriacame", estratto dal suo ultimo album, "Ho sognato di cantare". Ebbene, a centodieci anni dalla sua nascita, Roberto Murolo continua a vivere in quel sogno. Quello di una melodia indimenticabile, fatta di tradizione, di colori, toni, note e magia. Ma soprattutto di storia, quella della musica napoletana e di uno dei suoi più illustri figli.

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