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 OSCAR LUIGI SCALFARO: IL PRESIDENTE DI "TRANSIZIONE"

 

 Erano anni difficili. Di cambiamento, di confusione, di ricerca. E lui, dall'alto della sua carica, col suo rigore, la sua profonda fede, riuscì a mantenere la barca in rotta nonostante la mareggiata. Quasi vent'anni dopo, il 27 gennaio 2012, Oscar Luigi Scalfaro se ne andò, morendo nel sonno, con la consapevolezza di aver fatto della politica uno strumento di coesione e di pace. Si può dire che la storia politico-sociale nazionale Scalfaro l'abbia fatta tutta. Di origini nobili, calabresi e piemontesi, nacque a Novara il 9 settembre 1918. Frequentò fin da giovanissimo gli ambienti dell'Azione Cattolica, per poi entrare anche nella FUCI da studente in Giurisprudenza, laureandosi alla "Cattolica" di Milano nel 1941. Cominciò la sua carriera in magistratura, partecipò alla Seconda guerra mondiale come sottotenente e, dopo la Liberazione, entrò in politica nelle fila della Democrazia cristiana. 



Nel 1946 venne eletto tra i rappresentanti della Costituente e due anni dopo divenne Parlamentare, mantenendo la carica per oltre quarant'anni. Allievo di Alcide De Gasperi e di Mario Scelba, proseguì il suo cammino "sotto" lo scudo crociato quasi in ombra, salvo una serie di Ministeri negli anni '80 e una richiesta (da lui rifiutata) di formare un nuovo Governo nel 1987, dall'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Nell'aprile del 1992, venne eletto Presidente della Camera: era solo l'inizio. In quegli anni di rivoluzione socio-politica, Oscar Luigi Scalfaro avrebbe preso in mano la situazione. Lo scandalo di Tangentopoli, la scoperta dei fondi neri ai partiti, che coinvolse i principali partiti nazionali, tra cui la Democrazia cristiana, provocarono un terremoto che ruppe equilibri che perduravano da mezzo secolo.

Francesco Cossiga, Capo di Stato in carica, si dimise prima della fine del mandato. Partirono le elezioni, ma i candidati proposti non raggiungono il quorum. Il 25 maggio 1992, due giorni dopo la strage di Capaci - l'attentato a Falcone e alla sua scorta -, in un clima di dolore e incertezze, Oscar Luigi Scalfaro salì al Quirinale. Il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica non fu semplice. Gli storici partiti del Dopoguerra scomparvero dalla scena, travolti dall'inchiesta "Mani Pulite", e ne apparirono di nuovi, più e più volte modificati in nomi e formazioni. Emersero nuovi leader alla ribalta: Umberto Bossi e la Lega Nord e Silvio Berlusconi con Forza Italia - che segnò il suo ingresso in politica nel 1994. Scalfaro apparteneva alla vecchia classe politica, e anche lui rischiò di essere immischiato in loschi affari. Nel 1993 gridò a gran voce "Non ci sto!" quando venne ingiustamente coinvolto nel "Caso Sisde", accusato di aver utilizzato fondi riservati per scopi personali. 

Supportato dalla sua condotta morale, incoraggiato dalla fede - era anche terziario francescano -, Scalfaro riuscì a difendersi con onore e a traghettare l'Italia in una nuova era, alle soglie del nuovo millennio, passando il testimone ad un altro grande Presidente, Carlo Azeglio Ciampi, nel 1999. Da senatore a vita, decise di rinunciare ai funerali di Stato (previsti in quanto Presidente emerito della Repubblica) scegliendo semplici esequie private. L'umiltà di un politico "del fare", fino alla fine dedicatosi alla difesa del cattolicesimo politico e dei diritti degli ultimi, con parole e fatti - poco prima di morire, donò alla Comunità di Sant'Egidio la sua casa natale, divenuta poi un ricovero per bisognosi. Come quelli che consentirono al Paese di "cambiare volto" (nel bene o nel male) senza rinunciare alle sue prerogative e ai suoi principi, in quel momento di "transizione" tra i primi cinquant'anni di storia repubblicana e la sua evoluzione.

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