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 UMBERTO, "L'ECO" DELLA CONOSCENZA


“Essere colti non significa ricordare tutte le nozioni, ma sapere dove andare a cercarle.” Credo sia tra le sue frasi più belle e più vere. Frasi, in verità, spesso utilizzate anche a sproposito. Proprio da chi, forse, colto non è o crede di esserlo. In ogni caso, non stupisce che a pronunciare queste parole sia stato Umberto Eco. Uno che tra i libri ci sguazzava fin dall'infanzia. Uno che si laureò col massimo dei voti in Filosofia con una tesi sull'Estetica di Tommaso D'Aquino. Uno che fu tra i pionieri della televisione italiana, come autore e non solo. Uno che riusciva a passare con disinvoltura dalla semiotica alla filosofia e alla storia medievale, che fosse vera o amabilmente inventata ("Il nome della rosa", il romanzo giallo impersonato poi sullo schermo da Sean Connery), passando per la "fenomenologia" di Mike Bongiorno: il presentatore divenuto l'idolo dei primissimi telespettatori dell'Italia del miracolo economico. 



Uno degli idola - come diceva lui - di un popolo che lo vedeva "in alto" ma che, in realtà, era al suo stesso livello. Naturale che di questo "Mister Allegria" non fu di certo contento, ma sta di fatto che la profonda riflessione fatta da Eco era frutto di un'analisi accurata della mentalità umana. E dall'italiano proletario-borghese degli anni '60, Umberto Eco arrivò ad analizzare anche la realtà dell'era virtuale e informatizzata. Dal fenomeno della televisione di massa - quando ancora si faceva cultura - all'utilizzo dei social che danno "diritto di parola a legioni di imbecilli". Potrebbe sembrare, da questo punto di vista, che Umberto Eco fosse eccessivamente critico verso tutto e verso tutti. Ma in realtà, dall'alto della sua fronte spaziosa, del suo sguardo serio dietro le lenti spesse dei suoi occhiali, Umberto Eco voleva soltanto convincere il mondo della bontà della conoscenza. Bisogna "liberarci dalla passione insana per la verità", diceva, ma era anche convinto che lo studio e la conoscenza fossero una continua ricerca, un continuo porsi degli interrogativi con la certezza di non arrivare alla verità ma di avvicinarvisi, poco alla volta. Con decine di saggi e pubblicazioni di varia natura, con la fondazione di una casa editrice ("La Nave di Teseo"), Eco ha dato il suo contributo allo sviluppo di un interesse puro per la curiosità, per il sapere. La gioia di vivere mille esistenze attraverso la lettura di un libro "perché la letteratura è un'immortalità all'indietro". Come è immortale chi ha saputo lasciare una parte di sé negli altri. Come è immortale lui, volato via ormai da sei anni ma ancora qui, con le sue parole e il suo esempio. L'esempio di un grande amore per la conoscenza di cui - a novant'anni dalla nascita - si avverte ancora "l'Eco".

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