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 COSTA CONCORDIA: L'INCUBO DI UN "SOGNO" INFRANTO


Corsi e ricorsi storici, quelli più tragici. Nell'aprile del 1912, in occasione del suo viaggio inaugurale da Southampton nel Regno Unito a New York, il Titanic andava a schiantarsi contro un iceberg, risucchiando con sé nell'Oceano più di un migliaio di persone. Quasi cento anni dopo, il 13 gennaio 2012, un altro "salotto galleggiante", la Costa Concordia, andava ad infrangersi contro uno scoglio al largo dell'Isola del Giglio, sul litorale toscano, piegandosi su un lato come un corpo senza vita. 



Erano le 21:45. La nave, partita da Civitavecchia nel pomeriggio, era diretta a Savona, prima tappa di un meraviglioso viaggio nel Mediterraneo. Un sogno, tra sale danzanti, cene succulente e cabine di lusso, che si trasformò in un incubo per le oltre quattromila persone a bordo (tra passeggeri ed equipaggio) che, d'un tratto, mentre cenavano tranquillamente, videro le loro vite in bilico, a seguito dell' "inchino" della Concordia: un gesto di saluto e amicizia verso gli isolani, trasformatosi in una mossa azzardata e incauta nel buio della sera. Una sera che sembrò eterna, inghiottendo nel suo manto oscuro trentadue vite umane. I giorni che seguirono videro la notizia dominare le cronache nazionali e sui social si diffusero messaggi di cordoglio, di rabbia e d'attesa: la ricerca dei superstiti in mare e a bordo del relitto. Il comandante Schettino (condannato poi a 16 anni di carcere) che aveva abbandonato la nave prima della discesa di tutti i passeggeri, ripreso via radio dal comandante De Falco della Capitaneria di Porto di Livorno con una frase che ha fatto storia: "Vada a  bordo, cazzo!". Una frase forte, frutto della concitazione del momento, di istanti di paura e di terrore. Da quel giorno l'Isola del Giglio, paradisiaca "gemma" del Tirreno, è diventato un luogo di triste memoria. Con quel "salotto galleggiante" adagiato su un fianco e illuminato dai raggi del sole della mattina dopo. Spettro di una notte tragicamente indimenticabile, dissoltosi dopo settimane di fatica e lavoro, prima di essere recuperato e smantellato nel porto di Genova, nel 2015. Ma quelle tonnellate di lamiera distrutte, non cancellano il ricordo. Non cancellano il dolore delle famiglie delle vittime, gli incubi dei superstiti, la fatica e l'abnegazione dei soccorritori e dei tanti isolani prodigatisi fin dalle prime ore per dare una mano. Il fantasma della Concordia aleggia ancora oggi sulle coste dell'Isola del Giglio. La memoria di una vacanza come tante, l'incubo di un "sogno" infranto.

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