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 ARTURO BRAGAGLIA, PICCOLO-GRANDE ARTISTA


La sua popolarità è legata alle innumerevoli caratterizzazioni cinematografiche, ma il suo contributo al mondo dell'arte fu ben più ampio. Proveniente da una illustre famiglia di artisti e "artigiani" dello spettacolo, Arturo Bragaglia ha saputo lasciare un segno che va ben oltre la sua intensa attività d'attore. Nato a Frosinone - il 7 gennaio 1893 - ma cresciuto a Roma dall'età di dieci anni, Arturo Bragaglia era praticamente destinato fin da bambino a fare il suo ingresso negli ambienti del cinema dalla porta principale. Suo padre, infatti, era l'ingegner Francesco Bragaglia, direttore generale della casa di produzione "Cines" di Roma. Sua madre, invece, era Maria Tassi Visconti, ultima superstite del ramo romano della nobile famiglia milanese. 



Fu proprio quest'ultima ad avvicinare Arturo e i fratelli Anton Giulio, Carlo Ludovico e Alberto al mondo dell'arte. Tutti, fin dall'adolescenza, ebbero modo di frequentare gli stabilimenti della "Cines" e qui Arturo si appassionò da subito alla fotografia, apprendendone le tecniche più innovative. Collaborò con i fratelli Anton Giulio e Carlo Ludovico (Alberto si dedicò invece alla pittura) nella realizzazione di foto di scena per le loro opere (rispettivamente di regia teatrale e cinematografica). 


In alto, Arturo Bragaglia con Vera Bergman in "Maddalena...zero in condotta" (1940) di Vittorio De Sica.
In basso, con Anna Magnani in "Bellissima" (1951) di Luchino Visconti.


Gestì con loro la "Casa d'arte Bragaglia", galleria d'arte e fotografia in Via Condotti, ma soprattutto divenne un vero esperto ritrattista. Partecipò a mostre in tutta Italia, aprì uno studio in proprio e tenne anche un corso di fotografia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, oltre a diventare fotografo ufficiale di Cinecittà alla fine degli anni '30. Nello stesso periodo, quasi per gioco, cominciò la sua seconda vita, quella dell'attore.


Da sinistra, Arturo Bragaglia, Eduardo Passarelli e Totò in "47 morto che parla" (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia.


Bassino, calvo, dal volto piccolo, rotondo e le orecchie grandi, divenne un validissimo caratterista del genere comico, passando dalla commedia borghese a quella sentimentale fino alla farsa, lavorando con registi del calibro di Mario Camerini, Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti, Mario Mattòli, e naturalmente il fratello Carlo Ludovico Bragaglia



Arturo Bragaglia con Francesco Golisano in "Miracolo a Milano" (1951) di Vittorio De Sica.


Quest'ultimo lo diresse ne "La vita è bella" (1943) con María Mercader e Alberto Rabagliati, "47 morto che parla" (1950) e "Le sei mogli di Barbablù" (1950) con Totò, ma tra i suoi ruoli più celebri spiccano senza dubbio quello di un noioso professore di ginnastica in "Maddalena...zero in condotta" (1940) e di uno dei simpaticissimi barboni di "Miracolo a Milano" (1951), entrambi diretti da Vittorio De Sica, oltre al fotografo - implicito omaggio a se stesso - della "bimba prodigio" di Anna Magnani in "Bellissima" (1951) di Visconti. 


Da sinistra, Arturo Bragaglia, Mario Castellani e Vittorio De Sica ne "I due marescialli" (1961) di Sergio Corbucci.


La sua naturale vis comica, la sua spontaneità e il suo personale divertimento sul set, gli consentirono di continuare a lavorare anche dopo gravi problemi di salute. Nel 1960, infatti, venne colpito da una trombosi cerebrale, ma riuscì a riprendersi tornando ancora a recitare. L'anno successivo ricomparve sul grande schermo ne "I due marescialli" di Corbucci, accanto a Totò e De Sica. Sarebbe stato il suo ultimo regalo al pubblico. Appena un mese dopo l'uscita del film nelle sale, il 21 gennaio 1962, Arturo Bragaglia venne colto da un infarto che lo sottrasse troppo presto a quel mondo a cui aveva dato tanto. Perché è stato davvero grande il contributo dato al nostro spettacolo - ma anche all'arte in genere - da lui e dai suoi altrettanto indimenticabili fratelli. Anche per questo, a sessant'anni dalla scomparsa di Arturo Bragaglia, sono contento di aver indirettamente omaggiato anche la sua famiglia, ricordando la passione e il talento di questo piccolo-grande artista.

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