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 LEI, MARLENE


 Sensuale e dolce, gelida e ironica. Marlene Dietrich era un concentrato di fascino e contraddizioni. Le stesse che le consentirono di diventare ciò che è stata: una diva. Tra le più grandi, tra le più complesse. Come complessa fu la sua vita cominciata, appena fuori Berlino, il 27 dicembre 1901. Figlia di un ufficiale prussiano, Marie Magdalene Dietrich venne avvicinata dalla madre alla letteratura (si appassionò a Goethe), alla poesia e alla musica. Studiò fin da bambina le lingue (inglese e francese), imparò a suonare il violino e il pianoforte, e ben presto si appassionò al mondo dello spettacolo. 



Cominciò con il cabaret, esibendosi in teatro e ammaliando tutti con la sua bellezza e il suo talento vocale. Un suono roco, sensuale che ben presto divenne il suo punto di forza. Tra un palcoscenico e l'altro, iniziò anche a comparire sul grande schermo in alcuni film muti, ma la svolta arrivò nel 1929, quando incontrò Josef von Sternberg, che la scelse come protagonista de "L'angelo azzurro". Col ruolo di Lola-Lola, una sfrontata e provocante soubrette, Marlene Dietrich diventò l'archetipo della femme fatale, bella, sofisticata, erotica ma anche frigida. 


Marlene Dietrich ne "L'angelo azzurro"(1930) di Josef von Sternberg.


Con il "suo" regista, le sue forme prodigiose e raffinate sbarcarono negli Stati Uniti dove, sotto contratto con la Paramount, la Dietrich e von Sternberg sfornarono un successo dopo l'altro: da "Marocco" (1930) con Gary Cooper - che le valse una candidatura agli Oscar - a "Venere bionda" (1932), fino a "Capriccio spagnolo" (1935). 


In alto, Marlene Dietrich con Gary Cooper in "Marocco" (1930) di Josef Von Sternberg.
In basso, con Jean Gabin in "Turbine d'amore" (1946) di Georges Lacombe.

         
                                          

Il sodalizio tra i due, artistico e sentimentale (sebbene la Dietrich fosse sposata e avesse anche una figlia, Marie), finì a metà degli anni '30, ma la sua carriera era ormai in ascesa. Nel frattempo, Marlene Dietrich era diventata cittadina americana, e con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la sua carriera proseguì al seguito dell'esercito statunitense, per il quale si esibiva cantando "Lili Marleen". Al termine del conflitto, la sua presenza sul grande schermo divenne sempre meno frequente, e decise invece di ricominciare con il teatro. 


Marlene Dietrich con alcuni soldati statunitensi durante la Seconda guerra mondali.

Quelle gambe, lunghe, infinite e la sua calda voce incantarono le platee fino alla metà degli anni '80, quando la parabola cinematografica era ormai finita (l'ultimo film, "Gigolò", uscì nel 1978), e Marlene Dietrich era decisa a riprendersi la sua vita, anche per problemi di salute. Si rifugiò così nella sua casa di Parigi. La Francia, sua terza patria (qui conobbe grandi successi e amò Jean Gabin, suo partner in "Turbine d'amore"), fu il luogo in cui decise di fermarsi dopo anni di vagabondaggio tra teatri e set, nella sua solitudine di donna semplice e casalinga. 


Marlene Dietrich in "Gigolò" (1978) di David Hemmings.

Perché Marlene Dietrich, la diva sensuale, la star di Hollywood, era in realtà una donna diversa da quella che appariva al cinema. Incoerente certo, amante della vita e dell'amore, ma anche desiderosa di normalità. Un desiderio soddisfatto solo alla fine, in quella dimora dove, il 6 maggio 1992, il suo sguardo ammaliatore si spense per sempre, lasciando il posto al mito. Un mito che - a centoventi anni dalla sua nascita - continua a far parlare di lei. Una lei piena di contraddizioni, di fascino, di mistero. Lei, la diva, lei, Marlene.






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