CIAO, LINA!
È volata via stanotte, in silenzio. Una contraddizione se si pensa alla sua personalità, così estroversa e "caciarona" come si dice nella sua amata Roma, dove era nata - il 14 agosto 1928 - e dove ha visto crescere la sua passione per l'arte. Una passione tanto forte quanto personale, che le ha permesso di rendere gloria ed onore al cinema italiano nel mondo.
Forte come la sua esistenza di donna tenace, anticonformista, che strizzava l'occhio al surreale e al grottesco, come quei film dai titoli lunghi tanto quanto i suoi successi. Con "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972) e "Travolti da un insolito destino" (1974), Lina Wertmuller consacrò la coppia Giancarlo Giannini- Mariangela Melato agli altari della celebrità, e con "Pasqualino Settebellezze" - sempre interpretato dal suo "pupillo" Giannini - si guadagnò la prima candidatura agli Oscar data ad una regista.
Ma la sua vicenda artistica ha radici lontane, quando dopo gli studi nell'accademia teatrale di Pietro Sharoff, entrò nel mondo della regia in teatro, radio e cinema, come "aiuto" di Fellini prima e di tanti altri che si avvalsero della sua preziosa collaborazione. In televisione portò in scena il personaggio di Gian Burrasca in uno dei più celebri sceneggiati degli anni '60 interpretato da una fenomenale Rita Pavone, che diresse ancora in ben due "musicarelli": "Rita la zanzara" (1966) e "Non stuzzicate la zanzara" (1967).
Poi quei film, irriverenti, geniali, che la consacrarono nel mondo intero come la più straordinaria. Una regista di gran gusto e competenza, come dimostrano altre grandi opere come "Sabato, domenica e lunedì"(1990), rifacimento della celebre commedia eduardiana, con Sophia Loren, Luca De Filippo e Luciano De Crescenzo, o il meraviglioso "Io speriamo che le la cavo"(1992), con uno straordinario Paolo Villaggio. Un omaggio al Sud e a quella Napoli che tanto amava, come dimostrano due tra i suoi ultimi successi: "Ferdinando e Carolina" (1999) e il film per la Tv "Mannaggia alla miseria" (2010). Una carriera ricca di soddisfazioni, di un plebiscito che ha sempre visto combaciare il parere di pubblico e critica, e che l'ha vista ormai ultranovantenne premiata con l'Oscar onorario lo scorso anno.
Una vita piena di entusiasmo e di clamore, tradito in ultimo, andandosene via praticamente in punta di piedi. Ma in un'epoca in cui il clamore e l'ostentazione sono ormai la prassi, ha saputo essere ancora una volta davvero rivoluzionaria. Ciao, Lina!
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