DESIO, L'ARDITO "PROFESSORE"
Sembrava eterno, invincibile. Aspro come le sue amatissime montagne, come i luoghi più affascinanti del mondo che, da geologo, esplorò per conoscerne la storia evolutiva. Sembrava eterno, eppure, anche per Ardito Desio arrivò il momento di andare via. Vent'anni fa esatti, alla lodevole età di 104 anni, il "professore", il capo spedizioniere che guidò i più grandi alpinisti nostrani alla conquista del K2, abbandonò per sempre scarponi e martello (quello da geologo) che gli avevano tenuto compagnia fino alla fine, guidandolo nei suoi studi. Perché di studiare, Desio, non si stancò mai.
D'altronde, aveva cominciato giovanissimo - era nato, a Palmanova, nel Friuli, il 18 aprile 1897 -, da studente e poi professore universitario di geologia, negli anni '30. Indossò gli scarponi, prese in mano carte e strumenti vari, e cominciò ad esplorare il globo in lungo e in largo. Dal mar Egeo alla Persia, dall'Etiopia all'Antartide - fu il primo italiano a raggiungere il Polo Sud -, nel 1962. Ma a consacrarlo alla storia fu senza dubbio la gloriosa spedizione del 1954 che vide sventolare il tricolore su una vetta fino ad allora inviolata, il K2.
Oltre ottomila metri di rocce e ghiacciai che videro gli italiani prendersi una grossa rivincita dopo la tragica sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Ardito Desio, in quel frangente, si comportò quasi come un despota: scelse uno per uno i suoi uomini, decise tempi e modalità della spedizione, e fu anche al centro delle polemiche scaturite in seguito e che videro contrapporsi Walter Bonatti da una parte, e Achille Compagnoni e Lino Lacedelli dall'altra. Furono questi ultimi a raggiungere la vetta, accusando il giovane Bonatti (allora ventiquattrenne) di aver tentato di sabotare le loro bombole d'ossigeno nel tentativo di arrivare da solo e per primo alla vetta. Desio, si sa, avvalorò per decenni le accuse volte dai vittoriosi alpinisti a Bonatti, e il Club Alpino Italiano (promotore della spedizione), solo qualche decennio fa, dopo mille resistenze, confermò finalmente che le cose erano andate diversamente, come l'alpinista aveva sempre sostenuto anche nei suoi libri.
Ma va anche detto che il merito di quella spedizione, e dunque della sua riuscita, va tutto attribuito a lui, ad Ardito Desio. Agli inizi degli anni '50 sull'Italia pesava ancora l'onta di una guerra perduta. Il mondo diviso in due, tra Urss e Usa, non avrebbe mai permesso agli italiani di tentare un'impresa così importante. A chiedere il "permesso", però, non era stato uno qualunque, era stato Ardito Desio, il "professore", l'instancabile esploratore dalle gambe d'acciaio e il cervello fino. Autore di pubblicazioni e studi ancora oggi preziosi dal punto di vista geografico e geologico. Ma soprattutto un grande protagonista della storia del Novecento che, con orgoglio, da appassionato di montagna e di storia, sono contento di aver omaggiato qui sul mio blog.
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