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 MONICA VITTI, NOVANT'ANNI DA GUERRIERA

 

 "Il segreto della mia comicità? La ribellione difronte all'angoscia, alla tristezza, alla malinconia della vita". Non stupisce che sia stata lei a dirlo. Perché Monica Vitti, ribelle, lo è fin dall'infanzia, quando si appassionò al teatro e capì che soltanto rifugiandosi nell'arte, la vita poteva assumere un sapore diverso. Come quando metteva su uno spettacolo di burattini con i fratelli, per far loro dimenticare l'orrore della guerra fuori dall'uscio di casa.



Allora era ancora Maria Luisa Ceciarelli, nata a Roma novant'anni fa esatti, cresciuta per qualche tempo in Sicilia ma profondamente capitolina in corpo, anima e talento, come dimostrato dalla sua verve e dalla sua inconfondibile voce. Roca ma sensuale. Appassionata e popolare, come quei personaggi che si ritrovò a doppiare al cinema, dove esordì negli ani '50, dopo il diploma all'Accademia d'arte drammatica. Prima però, ci fu il teatro, a cui si appassionò sotto la guida di maestri come Orazio Costa e Sergio Tofano, passando da Shakespeare alla tragedia greca.


MUSA DI ANTONIONI. In alto, Monica Vitti con Gabriele Ferzetti ne "L'avventura" (1960). In basso, con Alain Delon ne "L'eclisse" (1962). 


Monica Vitti, nacque in quegli anni lì, quando ci fu l'incontro che cambiò la sua vita: quello con Michelangelo Antonioni. Nei primi anni '60, la Vitti raggiunse la celebrità internazionale con quattro capolavori del regista: "La notte", "L'avventura", "L'eclisse" e "Deserto rosso". In quel sodalizio - non solo artistico ma anche sentimentale -, Monica Vitti diede gran prova della sua recitazione appassionata ed intensa, drammaticamente vera.


L'ESORDIO NELLA COMMEDIA. Monica Vitti con Carlo Giuffré ne "La ragazza con la pistola" (1968).


Il successo vero però, quello popolare, lo raggiunse con la commedia. Con la sua femminilità semplice, la sensualità delle sue corde graffianti e la sua simpatia, Monica Vitti divenne l'unica donna ad essersi davvero imposta nella commedia all'italiana. Indimenticabile il suo legame con Alberto Sordi, che affiancò in tre delle sue pellicole da regista: "Polvere di stelle", "Amore mio aiutami" ed "Io so che tu sai che io so". 


"MATTATRICE" ALL'ITALIANA. In alto, Monica Vitti con Gigi Proietti ne "La Tosca" (1973) di Gigi Magni.
In basso, con Alberto Sordi in "Polvere di stelle" (1973) di Sordi stesso.



Ma a scoprirla come attrice comica fu Mario Monicelli che le affidò il ruolo di Assunta Patané, la ragazza disonorata che lascia la Sicilia per l'Inghilterra pur di lavare col sangue l'offesa subita ne "La ragazza con la pistola". E come non citare la sua celebre interpretazione di Tosca nell'omonimo film di Gigi Magni, accanto a Gigi Proietti e Vittorio Gassman. Personaggi indimenticabili, l'unica cosa che ci è rimasta di lei, dopo il  ritiro dalle scene.


Monica Vitti con Rossella Falk ne "La strana coppia" (1987) di Simon, regia di Franca Valeri.


Dopo gli ultimi premi (il Leone d'Oro alla carriera nel 1995), il ritorno al teatro (straordinaria accanto alla Falk ne "La strana coppia" di Simon per la regia di Franca Valeri, nel 1987) e le ultime apparizioni in televisione e al cinema, agli inizi del nuovo millennio la Vitti si è rifugiata nel privato, tra le braccia di suo marito, il regista Roberto Russo, cercando di ribellarsi ancora una volta all'angoscia della vita: la malattia (Alzheimer) con cui da anni convive. Ebbene, questo suo desiderio di riservatezza e solitudine noi vogliamo tradirlo solo per un attimo, augurando a questa fiera guerriera buon compleanno e ringraziandola per tutto ciò che c'ha donato. Con affetto, auguri, Monica!


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