Passa ai contenuti principali

AUGURONI, RED!


 Se il rosso è il colore della passione, in lui la troviamo perfino nel nome. Anche se per Bruno Canzian, in arte Red, in fondo, quel nome fu quasi un'imposizione del suo primo discografico, quando suonava con i "Capsicum Red", e fingeva di essere figlio di madre inglese, perché faceva molto "beat". Erano gli anni '60, quando cominciò a muovere i primi passi nel mondo della musica. 



Nella sua Treviso, esattamente Quinto di Treviso, dove è nato il 30 novembre di settant'anni fa,  iniziò a strimpellare da solo con la prima chitarra acustica regalatagli dal papà Giovanni, poi con alcuni amici, fondando "I Prototipi" poi divenuti "Capsicum Red", con cui pubblicò i primi dischi arrivando perfino al Festivalbar. L'anno della svolta fu il 1973, quando il suo destino si incrociò con quello dei Pooh. Riccardo Fogli stava per andar via, e serviva un nuovo bassista. 


I Pooh. Da sinistra, Stefano D'Orazio, Roby Facchinetti, Red Canzian e Dodi Battaglia.


Da quel momento, Red Canzian diede inizio a quella lunga storia condivisa con Dodi, Roby e Stefano (scomparso lo scorso anno), e conclusasi nel 2016 dopo lo scioglimento definitivo del gruppo. Ma nella sua vita, accanto ai Pooh e ai loro successi, c'è stato molto altro. Oltre alla musica, per cui ha pubblicato anche tre album da solista (l'ultimo, "Testimone del tempo", uscito nel 2018), Canzian continua ancora oggi a dipingere quadri, una passione coltivata fin da ragazzino. "Non c'è mai una storia uguale a un'altra, ognuno ha il suo racconto", cantò tre anni fa al Festival di Sanremo, con quel brano estratto dal suo ultimo album. Ebbene, il suo racconto è fatto di arte, di successi, di musica, di storia, con e senza i Pooh, ma soprattutto di passione. Una passione rossa come il suo nome e viva come la sua energia. Auguroni, Red!

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...