Passa ai contenuti principali

 SERGIO BRUNI, L'ANIMO DELLA NOBILE NAPOLI


Una voce potente, dolce e malinconica, quella della miseria e dell'amore, della sofferenza e della gioia di chi sapeva vivere delle piccole cose della vita. Lui che era nato povero, aveva conosciuto il successo ma aveva conservato quell'umiltà che lo portò, negli ultimi decenni di vita, ad abbandonare gli schermi e a dedicarsi in silenzio alla sua musica. Perché Sergio Bruni amava la musica, che aveva appreso in una scuola serale di Villaricca - dove nacque il 15 settembre 1921 -, imparando a suonare il clarinetto ed entrando nella banda del paese. Ma continuò a coltivare la sua passione, lavorando da solo sulla voce, anche durante la guerra, che lo vide prima arruolato in Fanteria a Torino - dove si esibì per la prima volta davanti ai suoi commilitoni -, poi impegnato nella liberazione di Napoli (dove nel frattempo si era trasferito) durante la Seconda guerra mondiale.



Venne così il 1944 e il debutto al Teatro Reale di Napoli. Era solo l'inizio: un concorso alla Rai e un contratto a Radio Napoli, sotto la guida del maestro Guido Campese, portarono Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni, agli onori del capoluogo partenopeo e dell'Italia tutta. Dal Festival di Piedigrotta a Sanremo, dal Festival di Napoli a una serie di tournée per il mondo, divulgando con le sue pregevoli corde la storia della musica napoletana.

 Da "Vieneme 'nzuonno" a "Te voglio bene assaje", da "Carmela" a "Fenesta vascia", Sergio Bruni raggiunse un successo straordinario, a cui forse non si abituò mai. Lo dicevamo, Sergio Bruni amava la sua musica e le cose semplici e in un mondo spesso ostile e invidioso, come quello dello spettacolo, non riuscì più a ritrovarsi. Fu così che le sue apparizioni si diradarono, rifugiandosi prima nella sua villa di Napoli e infine a Roma, dove vivevano due delle sue quattro figlie. E proprio nella Città Eterna, la sua voce eternamente melodiosa e inarrivabile si spense per sempre il 22 giugno 2003, all'ospedale Santo Spirito.

Ma forse non è proprio corretto. Perché Sergio Bruni, o meglio il suo timbro armonico e sentimentale è ancora vivo nelle nostre orecchie, come nei vicoli della sua Napoli che, a un secolo esatto dalla sua nascita, conserva il ricordo del suo nobile animo e del suo canto soave.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...