MARIANGELA MELATO: GLI OCCHI DELLA PASSIONE
I suoi occhi, chiari, grandi, stupiti ed intensi sono impressi nella memoria di tutti noi. Basta il suo sguardo a raccontarla. Così espressivo da identificarla come Mariangela Melato senza ombra di dubbio. Uno sguardo che ha anche sofferto, quando un tumore ha cominciato a spegnerla lentamente, eccezion fatta per la sua energia.
Perché solo tre anni prima della sua scomparsa, nel 2010, col suo sguardo e la sua passionalità diede anima e corpo ad uno dei più bei personaggi del teatro eduardiano, Filumena Marturano, nell'edizione televisiva curata da Massimo Ranieri. La Melato, in un cast di attori partenopei, da milanese doc, riuscì a dare il giusto risalto a quella figura così sensibile e tormentata, a cui avevano dato vita regine della scena come Titina De Filippo e Regina Bianchi. Ma una "regina", sotto sotto, lo era anche lei. Mariangela Melato iniziò a muovere i primi passi proprio in palcoscenico, nella sua Milano - dove nacque il 19 settembre 1941.
Mariangela Melato con Giancarlo Giannini in "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972) di Lina Wertmüller. |
Fu allieva di Esperia Sperani e per pagarsi gli studi faceva la vetrinista alla Rinascente di piazza del Duomo, dopo un passato da studentessa di Belle Arti. Già negli anni '60, i primi successi. Lavorò con Dario Fo prima, con Luchino Visconti e Luca Ronconi poi, portando in scena pièce diverse tra loro, ma mantenendosi fedele al suo stile.
In alto, Mariangela Melato con Renato Pozzetto ne "La poliziotta" (1974) di Steno. In basso, con Gian Maria Volonté in "Todo modo" (1976) di Elio Petri. |
Lo stile Melato, fatto di semplicità e passione. Uno stile che, ben presto, diede i suoi frutti anche sul grande schermo. A partire dagli anni '70, infatti, Mariangela Melato ebbe una popolarità senza pari accanto a Giancarlo Giannini in quei film dai titoli lunghi tanto quanto la fama che li seguì, per la regia di Lina Wertmüller: da "Mimì metallurgico ferito nell'onore" a "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto". Film comico grotteschi, divertenti e irriverenti, ma non furono gli unici. Perché Mariangela Melato sapeva passare dal comico al drammatico con la naturalezza di rimanere fedele a sé.
Mariangela Melato con Massimo Ranieri in "Filumena Marturano" (2010). |
Si pensi a "La classe operaia va in paradiso" e a "Todo modo" di Elio Petri, dove affiancò uno straordinario Gian Maria Volonté, oppure un altrettanto superbo Enrico Maria Salerno ne "La polizia ringrazia" di Steno. Ma per quest'ultimo fu protagonista de "La poliziotta", un film comico, ascrivibile al nascente filone "sexy" che le fece guadagnare un David di Donatello. Uno dei tanti premi che la Melato accolse con umiltà e la voglia di migliorare. Il più grande riconoscimento, però, è stato soprattutto l'affetto del pubblico che l'ha sempre seguita, ammirata, amata. Un affetto vivo ancora oggi, a ottant'anni dalla sua nascita, nonostante la sua vita si sia conclusa troppo presto, l'11 gennaio 2013, quando quel brutto male ce la portò via. Ma il suo sguardo no, quello sguardo pieno di intensità e passione è vivo come il suo ricordo e lo resterà. Per sempre.
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