Passa ai contenuti principali

 WILLIAM WYLER: L'OCCHIO DELL'OSSERVATORE


 Nel 1953 consacrò due stelle internazionali: la Vespa Piaggio e la Hepburn. Sei anni dopo, diresse il più grande kolossal mai realizzato a Cinecittà. Se si vuole sintetizzare infatti la grandezza di William Wyler, uno dei più grandi registi dell'era d'oro di Hollywood, basta citare "Vacanze romane" e "Ben Hur". Film pluripremiati (rispettivamente 3 ed 11 Oscar), apprezzati dal pubblico egualmente pur nella loro diversità, passando dal brio della commedia sentimentale al dramma storico-mitologico. La bravura di Wyler, infatti, era quella di conoscere bene il suo mestiere. Saper "inquadrare" scene e storie riprendendo personaggi e azioni come se si svolgessero naturalmente. Come se la sua cinepresa fosse lì a filmare la realtà.



Nato a Mulhouse in Alsazia - il 1° luglio 1902 - da genitori tedeschi di origini ebraiche, William Wyler si avvicinò al cinema nei primi anni '20 grazie allo zio, Carl Laemmle, produttore cinematografico e fondatore degli Universal Studios. Al suo seguito si trasferì negli Stati Uniti e lì cominciò a frequentare i set cinematografici facendo i mestieri più disparati: dall'inserviente allo scenografo, dall'autore all'aiuto-regista. Ben presto capì che la regia era la sua vocazione, firmando il suo primo successo, "Gli eroi del deserto", nel 1929: il primo di oltre quaranta western da lui diretti nel corso della carriera.






                 

In alto, le locandine di alcuni celebri film diretti da Wyler.


Una carriera che lo ha visto spaziare tra generi diversi, dal dramma alla commedia, dal film di denuncia sociale a quello d'avventura. "La calunnia", "Strada sbarrata" con Humphrey Bogart, "Figlia del vento" e "Piccole volpi" con Bette Davis, furono solo alcuni dei film più celebri diretti da Wyler tra gli anni '30 e i primi anni '40, che lo videro anche arruolato nell'aviazione statunitense ed impegnato come regista-documentarista. Poi la guerra finì, la produzione cinematografica riprese e tornarono altri successi, "I migliori anni della nostra vita", "L'ereditiera" e "Pietà per i giusti", arrivando così agli anni '50, alla "Hollywood sul Tevere" e a quei due film che lo consacrarono alla leggenda. 


I due capolavori di Wyler. In alto, Audrey Hepburn e Gregory Peck in "Vacanze romane" (1953).
In basso, Charlton Heston in "Ben Hur" (1959).


"Vacanze romane", l'epopea di una principessa (Audrey Hepburn) che fugge dalla vita di corte per regalarsi qualche ora di libertà per le vie di Roma, seguita-inseguita da un giornalista senza scrupoli (Gregory Peck) finendo per innamorarsi tra monumenti, mercati, passeggiate in Vespa. E poi "Ben Hur", il monumentale ed epico film girato interamente a Cinecittà con un grande impiego di uomini e mezzi. Due pellicole memorabili, due successi che non stupisce siano stati ricordati al momento della sua scomparsa, avvenuta il 27 luglio 1981 per un attacco cardiaco.

Ebbene, quarant'anni dopo, rispolverare la figura di William Wyler significa ancora rivivere la fuga in Vespa di Gregory Peck e Audrey Hepburn, oppure la corsa delle quadrighe di Ben Hur. Ma significa anche ricordare "l'occhio" di un attento osservatore di una indimenticabile e straordinaria stagione cinematografica.







Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...