Passa ai contenuti principali

 GIANNI MECCIA, NOVANT'ANNI DI "LEGGEREZZA"


Erano melodie orecchiabili, testi ingenui e forse anche sdolcinati per i gusti di qualcuno, però erano anche lo specchio di un'epoca. L'Italia degli anni '60, quella che correva "a tutto gas" a bordo della 600 pagata a rate, con un mangiadischi applicato sotto la plancia di guida (le autoradio mangiacassette arrivarono dopo) ascoltando magari un suo 45 giri. Perché Gianni Meccia, novant'anni oggi, è proprio tra coloro che in un Paese che voleva far scomparire le ombre della guerra alle "luci" del "Boom", scriveva e cantava parole d'amore, di leggerezza, di sogno. 




È stato proprio lui il primo a fregiarsi del titolo di cantautore, termine coniato appositamente da Vincenzo Micocci, all'RCA, per lanciarlo come cantante, quando Meccia si trasferisce Roma dalla natia Ferrara - dove è nato il 2 giugno 1931 - e dopo aver tentato di sfondare nel cinema. La musica l'aveva già nel sangue, in famiglia, ma soltanto nella Capitale prende in mano il suo strumento, la chitarra, cominciando a cantare testi da lui stesso scritti. Geniale e irriverente, "Odio tutte le vecchie signore" è tra i primi brani composti, presentato a "Il Musichiere" di Mario Riva, nel 1959, suscitando non poche polemiche.

Erano però anni di gran cambiamento, di dolcezza, di ottimismo e anche lui seppe adeguarsi. Il primo brano inciso alla RCA è "Jasmine", ma il vero successo arriva con i successivi "Il barattolo" e "Il pullover". Il primo è un racconto di un cuore "sballottato" come un barattolo da una donna, ragione di un "amore infelice". Il secondo, invece, quello di un caldo abbraccio suscitato dal maglione ricevuto in regalo dal proprio amore. E come dimenticare "Patatina", scritto in coppia con Franco Migliacci e legato per sempre al nome di Wilma De Angelis. 

Canzoni spensierate, melodie orecchiabili, cuori affranti e felici allo stesso tempo, ma anche speranza dopo la fine di un amore. "Il mondo", brano scritto da Meccia e portato al successo da Jimmy Fontana, è senza dubbio uno dei suoi testi migliori. Ma come autore scrisse anche "Folle banderuola" per Mina e "Se perdo anche te" per Gianni Morandi. C'è anche da dire che il cinema Gianni Meccia riuscì a farlo. Partecipò (anche come autore delle musiche) a numerosi film "musicarelli": da "Urlatori alla sbarra" a "Io bacio...tu baci", specchio anch'essi di un'epoca di leggerezza ed ottimismo. Negli anni '70, poi, fonda una casa di produzione (Pull) scoprendo giovani talenti come "I cugini di campagna", ma continua anche ad apparire in televisione in numerosi programmi, fin quasi ai giorni nostri, esibendosi spesso nei suoi brani di maggior successo.

Ancora oggi, infatti, la sua musica scanzonata e orecchiabile ha il potere di portarci indietro nel tempo: alle "schitarrate" in spiaggia davanti ad un falò, ai juke-box presi d'assalto nei bar, alle estati in villeggiatura, all'infanzia e alla giovinezza. La stessa che, sono certo, continua a vivere in lui, dopo una vita trascorsa all'insegna del divertimento e della leggerezza. Buon compleanno, Gianni!


Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...