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 PETER FALK, SGUARDO D'ARTISTA


 È entrato nelle nostre case per anni, col suo impermeabile beige e lo sguardo torvo, con la sua aria trasandata e il fiuto infallibile e continua a farlo ancora oggi, visto che proprio di recente il tenente Colombo è tornato con le sue indagini sulle reti Mediaset (Rete 4 e Top Crime). Sembra quindi strano, a pensarci, che siano passati dieci anni dalla scomparsa di Peter Falk, visto che il suo personaggio è ancora qui. Spesso mi è capitato di fare zapping e imbattermi nel suo volto sorridente dominato da quello sguardo disincantato e particolare, dovuto a quell'occhio di vetro che, a causa di un tumore, fu costretto ad indossare fin da quando aveva tre anni.



Ma fu proprio lo sguardo a conferire un carattere inconfondibile ai suoi personaggi. Nato a New York, il 16 settembre 1927, Peter Falk iniziò la sua carriera in teatro, a Broadway, dopo un corso di recitazione e un passato da impiegato. Le sue prime interpretazioni si collocano tra gli anni '50 e '60 in varie serie televisive americane come "Alfred Hitchcock presenta". 


Peter Falk in "Colombo".


Nel 1961 arrivò il primo ruolo noto al cinema, col simpatico personaggio di Carmelo in "Angeli con la pistola" di Frank Capra. Solo sette anni dopo, la serie televisiva "Colombo" che lo consacrò al successo e che arrivò in Italia nel 1977 dominando le scene televisive per i successivi vent'anni con ben undici stagioni.


Peter Falk con Glenn Ford in "Angeli con la pistola" (1961) di Frank Capra.


Ma nel nostro Paese, nel 1964, recitò anche per Giuseppe De Santis in "Italiani brava gente". Lì Falk era Mario Salvioni, spiantato giovane rampollo dell'aristocrazia napoletana (doppiato da Carlo Croccolo), laureato in medicina, che si ritroverà a morire per la Patria, nella campagna di Russia, dopo aver intrapreso la guerra con superficialità e insofferenza.



Peter Falk in "Italiani brava gente" (1964) di Giuseppe De Santis.


Un ruolo piccolo, ma di forte impatto, come molte altre interpretazioni di Falk sul grande schermo, dove seppe muoversi con disinvoltura tra la commedia e il dramma fino ai primi anni Duemila.


In alto, da sinistra, Peter Falk, Ben Gazzara e John Cassavetes in "Mariti" (1970) di John Cassavetes.
In basso, Peter Falk con Alan Arkin ne "Una strana coppia di suoceri" (1979) di 
Arthur Hiller.





Noi italiani, forse, non ne abbiamo mai avuto la consapevolezza, visto che il suo Colombo, tra un'indagine e l'altra, ha continuato ad accompagnarci e, come dicevo, continua a farlo ancora oggi, però la sua carriera subì un duro colpo dopo la malattia, una forma grave di Alzheimer che portò la seconda moglie, Shera Danese, e la figlia Catherine a dichiararlo incapace di intendere e di volere. Furono anni difficili, fino alla fine, sopraggiunta il 23 giugno 2011, quando il suo sguardo si spense per sempre, nella sua villa di Beverly Hills, in California.

Ma, come dicevo all'inizio, a noi continuerà a sembrare non vero, perché la sua immagine e viva più che mai. Grazie proprio a quello sguardo di investigatore, infallibile come il suo grande talento artistico forse poco conosciuto.


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