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 CAMILLO MASTROCINQUE: RIDI, CHE TI PASSA!


  Risate a crepapelle, battute memorabili e tanta eleganza. Quell'eleganza della parola che era tipica degli artigiani del cinema di una volta, anche di quello comico-farsesco, spesso considerato di serie B. Camillo Mastrocinque, si sa, non ebbe molti applausi dalla critica, ma ancora oggi i suoi film sono conosciuti da tutti. Specialmente quelli con protagonista Totò, che diresse nelle sue pellicole più celebri. Ma la sua esperienza col cinema ha radici più lontane. Prima di arrivare ad essere tra le firme più amate dal pubblico degli anni '50, era un giovane studente di architettura che si ritrovò, quasi per caso, scenografo sul set del kolossal "Ben Hur", di cui erano in corso le riprese a Roma - città in cui nacque l'11 maggio 1901. 




Era il 1926, il film ebbe successo e Mastrocinque si convinse che la sua passione per lo spettacolo fosse la carta vincente. Dopo la laurea e un soggiorno in Francia - che lo vide dirigere documentari e lavorare come scenografo per il teatro e il cinema -, iniziò ufficialmente la sua ascesa ai vertici della cinematografia italiana.

Cominciò come aiuto regista di Augusto Genina, Raffaello Matarazzo, Carlo Ludovico Bragaglia e finalmente, nel 1937, esordì dietro la macchina da presa con "Regina della Scala", film musicale co-diretto con Guido Salvini. Fu il primo di oltre sessanta film che fecero di Camillo Mastrocinque un vero specialista della pellicola, passando con disinvoltura dalla commedia dei "telefoni bianchi" al film musicale, dal film in costume al genere farsesco.





                                                                            


In alto, le locandine di alcuni film diretti da Mastrocinque tra gli anni '30 e gli anni '60.

Memorabili e apprezzate, tra le prime pellicole, si ricordano "Voglio vivere con Letizia", "L'orologio a cucù" e "I mariti (Tempesta d'amore)", ma fu soprattutto nel Dopoguerra che il suo nome divenne una garanzia. Garanzia di divertimento e leggerezza, di comicità semplice, pungente e diretta, grazie alla collaborazione con "penne" prestigiose, come Age & Scarpelli, Scola e Maccari.

Lavorò con artisti del calibro di Renato Rascel, Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Mario Carotenuto, ma il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Totò. Infatti, insieme a Mario Mattòli e a Steno, Mastrocinque fu uno dei pochi registi che riuscirono davvero a sfruttare appieno i suoi straordinari tempi comici.


In alto, da sinistra, Franco Rimoldi, Totò e Peppino De Filippo in "Totò, Peppino e la...malafemmina" (1956).
In basso, da destra, Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia ne "La banda degli onesti" (1956).



Da "Siamo uomini o caporali?" a "Totò, Peppino e la...malafemmina", da "La banda degli onesti" a "Totò, Peppino e i fuorilegge" fino a "Totòtruffa'62", diede vita a un fortunato sodalizio col comico napoletano che il regista omaggiò subito dopo la scomparsa, nel 1968, con "Totò story": una sorta di antologia delle gag più celebri tratte da alcuni dei film realizzati da lui e Mattòli.


Da sinistra, Mario Frera, Nino Taranto e Totò in "Totòtruffa'62" (1961).


Ma furono molte altre le pellicole realizzate da Mastrocinque, tra cui, a mio avviso, è opportuno ricordare "I motorizzati" (1962): una sorta di cine-documentario comico su vizi e manie degli automobilisti italiani, con protagonisti Alberto Bonucci, Nino Manfredi, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Aroldo Tieri e Franca Valeri.


Da sinistra, Franca Tamantini, Alberto Bonucci e Nino Manfredi ne "I motorizzati" (1962).


A metà anni '60, poi, si dedicò anche alla televisione, realizzando il telefilm "Stasera Fernandel", con protagonista il celebre comico francese, e la serie "Le avventure di Laura Storm", con Lauretta Masiero. Infine, il 23 aprile 1969, un collasso cardiaco strappò Camillo Mastrocinque alla vita e al lavoro, portandoselo via a sessantotto anni.

Personalmente, devo molto a questo regista, dal momento che sono praticamente cresciuto con molti dei film da me citati. Anche per questo ritenevo giusto, a centoventi anni dalla sua nascita, ricordare Camillo Mastrocinque quale grande artigiano della risata, osservatore attento e narratore formidabile, i cui film fanno parte della storia e della cultura nazionale, a dispetto di una critica che fu sempre poco clemente verso di lui. Ma lui sapeva essere superiore, perché conosceva il segreto nascosto tra le pieghe dei suoi film, amati e conosciuti ancora oggi: basta una risata e passa tutto!

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