GAGARIN NEL "BLU": SESSANT'ANNI DI UN SOGNO SPAZIALE
"Penso che un sogno così non ritorni mai più", cantava Modugno nel 1958. Il suo sogno era quello di volare "nel blu dipinto di blu", oltre le nuvole e tra le stelle. E sembrava già tanto raggiungere il cielo, figuriamoci andare "oltre". E invece, soltanto tre anni dopo, il 12 aprile 1961, un uomo riuscì a fare di quel sogno di innamorati perduti nella contemplazione del firmamento una realtà. A librarsi in volo, non aprendo le braccia come il Mimmo nazionale, ma a bordo della navicella spaziale Vostok 1, c'era Yuri Gagarin: pilota sovietico ventisettenne scelto tra tantissimi candidati dopo una lunga selezione e un corso d'addestramento.
Alle 9 del mattino di sessant'anni fa, la navicella partì per il suo viaggio: si levò in volo, superò i confini del cielo e raggiunse le stelle, compiendo un giro completo intorno alla Terra per poi tornare tra noi mortali, dopo essere stato in orbita per 108 minuti. Un evento epocale che dopo lo Sputnik 1 e il lancio della cagnetta Laika segnò la supremazia dell'Urss sugli Usa nella "guerra spaziale". Anche se poi saranno gli americani, nel luglio 1969, a vincere il "conflitto" con l'altrettanto epico sbarco sulla luna. Gagarin era già morto, un anno prima, in un incidente aereo che se lo portò via a soli trentaquattro anni. Ma la fama superò la sua fine terrena: venne eletto eroe dell'Unione Sovietica, divenne l'emblema delle immense potenzialità umane.
Dopo Gagarin, lo spazio non fu più un mistero. Smise di essere soltanto fonte d'ispirazione per i poeti e custode dei segreti degli innamorati, per diventare una nuova "terra" tutta da scoprire, a patto di essere disposti a perdersi in quel blu. Blu proprio come il colore della Terra vista da Gagarin in quel viaggio leggendario, blu come il cielo di Modugno. Blu come un sogno che nessuno credeva sarebbe ritornato e che invece, semplicemente, non è mai svanito.
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