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 CARLO VANZINA: FINO ALL'ULTIMA COMMEDIA


 Crebbe tra sceneggiature e soggetti, tra cineprese e scenografie, tra Totò e Fabrizi, Alberto Sordi e Franca Valeri. Conobbe quel gusto raffinato di fare ironia che, nel secolo scorso, fu la gioia del cinema nazionale. È naturale che, ad un certo punto della propria vita, seppe scegliere la strada giusta. Un cammino percorso in salita, facendo tutta la gavetta. Nonostante lui, Carlo Vanzina, regista e sceneggiatore, produttore e fine umorista, fosse figlio d'arte nel senso ampio della parola, avendo avuto come padrini due veri geni della comicità italiana.



Per legami sanguigni, era infatti figlio di Stefano Vanzina, per tutti Steno, pregevole "penna" che ha realizzato tra le migliori pellicole del cinema italiano, passando da "Piccola posta" a "Un giorno in pretura", da "Un americano a Roma" a "Totò a colori" fino a "Febbre da Cavallo". Suo padre "spirituale", invece, fu Mario Monicelli, che aveva lavorato per anni in coppia con Steno ("Guardie e ladri", per citarne uno), con cui iniziò a collaborare come aiuto-regista.


Un piccolo Carlo Vanzina (a sinistra) col padre (Steno) e il fratello Enrico.


E con due "padri" così in apparenza sembrerebbe facile arrivare in alto. Ma Carlo Vanzina, come il fratello maggiore Enrico - autore di gran parte delle sceneggiature -, si mise dietro la macchina da presa in anni complicati. Tra gli anni '70 e '80, infatti, era passata la gloriosa epoca in cui si facevano pellicole una dietro l'altra, con la massima serenità. Bisognava riuscire a trovare nuovi stimoli e punti di vista, anche un linguaggio diverso. E lui ci riuscì, puntando su attori esordienti come Diego Abatantuono, Renato Pozzetto, Christian De Sica, Jerry Calà, Claudio Amendola e ancora Carlo Buccirosso e Maurizio Mattioli, inaugurando una nuova fase della commedia nazionale.

Da sinistra, Jerry Calà, Christian De Sica, Karina Huff ed Ennio Antonelli in "Sapore di mare" (1983).



Riportando in auge vecchie tradizioni cinematografiche come il film natalizio ("Vacanze di Natale", 1983, divenuto capostipite dei dozzinali "cinepanettoni" ma basta guardarlo per capire che si tratta di tutt'altro), la commedia sentimentale ("Amarsi un po'"), storie di ladruncoli dal volto umano di monicelliana memoria ("I mitici- Colpo gobbo a Milano", "In questo mondo di ladri"), il racconto di vizi e virtù delle famiglie italiane ("Il pranzo della domenica"), Carlo Vanzina seppe presentare al pubblico tematiche classiche adeguate alla realtà presente, seguendo una società in continua trasformazione e riuscendo a trovare le giuste angolazioni per raccontarla.


In alto, Tahnee Welch e Claudio Amendola in "Amarsi un po' " (1984).
In basso, Claudio Amendola e Ricky Memphis ne "I mitici - Colpo gobbo a Milano" (1994).


Certo, qualche battuta un po' volgare c'è anche stata (spesso volontà esplicita di attori o produttori), ma è sempre emersa la grande capacità di Vanzina di descrivere personaggi e situazioni con raffinata ironia, con eleganza, in un'epoca in cui sembra che se non si è "sporchi" non si può far ridere.


Il cast de "Il pranzo della domenica" (2003).


Il tutto, poi, avvolto da un velo di romantica malinconia e richiami ad un passato glorioso la cui irripetibilità è pura consapevolezza: si pensi a "Sapore di mare", meraviglioso spaccato dell'Italia vacanziera degli anni '60, di una gioventù perduta tra amori estivi, buona musica e "bischerate" lungo le spiagge della Versilia. E la sua ultima pellicola, fu ancora un omaggio alla "commedia all'italiana": "Caccia al tesoro".


Da sinistra, Enzo Iacchetti, Carlo Buccirosso, Valeria Marini, Biagio Izzo e Max Pisu ne "In questo mondo di ladri" (2004).


Una esplicita "Operazione San Gennaro 2", con chiari richiami alla celebre pellicola di Risi - tanto ossequiosi da riprendere la terrazza in cui abitava Dudù/Manfredi -, ma con una nobile causa che questa volta spinge i ladruncoli (Salemme e Buccirosso) a compiere il sacrilego furto del tesoro del patrono napoletano: trovare i soldi per curare un bambino malato. Il suo ultimo regalo, forse il migliore - per lo meno nelle intenzioni -, prima di andarsene via l'8 luglio 2018, dopo aver a lungo lottato contro la malattia.


Vincenzo Salemme e Serena Rossi in "Caccia al tesoro" (2017).


Se la "sua" sceneggiatura avesse avuto un finale diverso, oggi Carlo Vanzina avrebbe compiuto settant'anni, e sicuramente avrebbe trovato ancora modo di farci sorridere. Proprio come avevano fatto i suoi padri e come lui seppe fare al meglio: con arguzia, ironia e intelligenza, fino all'ultima commedia.

 

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