LEONARDO SINISGALLI: INGEGNERE, POETA, LUCANO
"Il lucano è perseguitato dal demone della insoddisfazione". Lo aveva scritto lui stesso in "Gente della Lucania", cogliendo appieno lo spirito del suo popolo: come lui schivo, destinato a "vivere nell'ombra", a girare per il mondo senza trovare mai appagamento, fino alla fine - sopraggiunta quarant'anni fa, per un infarto, il 31 gennaio 1981. Forse perché, più di altri, costretto a lasciare l'amata terra natia. Leonardo Sinisgalli visse tutto questo sulla propria pelle, ma nel suo disperato tentativo di conciliare l'arte e le scienze, la matematica e la poesia, cercò in qualche modo di trovare sollievo al dolore per aver dovuto strappare troppo presto le sue radici.
Sinisgalli infatti lasciò la sua Montemurro, in provincia di Potenza - dove nacque il 9 marzo 1908 -, ancora ragazzino, per continuare gli studi prima a Caserta e poi a Benevento, diplomandosi nel 1925. Fu il suo maestro elementare, don Vito Santoro a convincere sua madre a fargli continuare gli studi, avendo notato in lui un grande talento. E infatti il giovane, dopo aver conseguito la maturità con grandi risultati, si trasferì a Roma iscrivendosi prima alla Facoltà di Matematica, poi a quella di Ingegneria, laureandosi nel 1932. Ma nella sua anima, nella sua carne e nelle sue ossa, non c'era soltanto l'amore per le scienze, ma anche un sentimento viscerale per la sua terra, che ben presto venne fuori con lo svilupparsi del suo talento di scrittore. Il futuro "Poeta-ingegnere", infatti, cominciò a frequentare gli ambienti intellettuali della Capitale, a stringere amicizie con illustre figure come Ungaretti e De Libero, e ben presto mise a frutto questa sua bipolarità cercando di conciliare la cultura umanistica e quella scientifica, che troverà massimo sviluppo nella fondazione della rivista "Civiltà delle macchine", nel 1953. Dagli anni '30 e fino agli anni '60, Sinisgalli avviò un fitto rapporto di collaborazione come pubblicitario nelle più grandi industrie italiane: dalla Pirelli alla Olivetti, dall'Eni di Enrico Mattei all'Alitalia. E, nel frattempo, proseguì la sua carriera d'autore, iniziata ancora studente universitario nel 1927 con la pubblicazione di "Cuore".
"18 poesie", "Campi Elisi", "Vidi le Muse", "La vigna vecchia", "Mosche in bottiglia", sono solo alcuni dei più celebri lavori pubblicati dal poeta. Opere in cui spesso racconta, con amarezza e malinconia, la sua Lucania: terra abbandonata da ragazzino ma sempre viva nel profondo del suo cuore, pronto a battere più forte ogni qual volta si parla di lei. E proprio alle arcaiche abitudini e alla mentalità del Sud si contrappone uno sguardo costante alle tecnologie, al progresso scientifico, allo scopo di realizzare una cultura unica, dove le scienze matematiche si mescolano con quelle umanistiche, dove spirito e tecnologia si fondono piacevolmente, come avveniva anche in molte delle locandine pubblicitarie da lui stesso ispirate - come la celebre rosa nel calamaio, nella pubblicità per la macchina da scrivere Olivetti Studio 42. Ma questo suo forte senso artistico, questa smania di unire le scienze all'arte, questa sua volontà di approfondire conoscenze, di non limitarsi al visibile, di andare oltre - come in età matura, quando iniziò a studiare il greco con il figlio, sentendo l'importanza di quella cultura per investigare a fondo nell'animo umano -, erano probabilmente dettati dal suo profondo bisogno di ritornare alle origini, di sentirsi ancora legato ai campi, agli alberi, ai sassi e alla gente a cui aveva dovuto dire addio troppo presto, per aprirsi ad un mondo di cui divenne illustre figlio, come tanti altri lucani che, per poter vivere e far vivere, erano stati costretti a fuggire. Perché ancor prima che ingegnere, ancor prima che poeta, Leonardo Sinisgalli era soprattutto un lucano. E come lui stesso scrisse: "Lucano si nasce e si resta".
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