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  NERIO BERNARDI, "L'ARTE" DI ESSER RAFFINATI


 Alto, distinto, bello, dallo sguardo magnetico. Uno di quei personaggi del cinema delle "immagini": quello in cui la voce (spesso affidata alle sapienti corde dei doppiatori) non era poi così importante. Certo, forse dire questo di lui sarebbe un errore, perché Nerio Bernardi, in quanto a voce, non era affatto messo male: era profonda, calda, carismatica, e venne "sfruttata" tanto anche nelle sale di doppiaggio, oltre che per dare la giusta caratterizzazione ai suoi personaggi. Tuttavia, il fatto che io abbia sottolineato la sua presenza fisica e "visiva" non è un caso. 



Perché la sua carriera, difatti, iniziò nel cinema muto, e proprio nella sua città, Bologna, dove nacque il 23 luglio 1889. La Felsina Film, casa cinematografica locale, lo ingaggiò come interprete in due film: "Rebus" e "Marinella", nel 1918. Da quel momento, Nerino "Nerio" Bernardi, figlio di un salumiere, entrò ufficialmente nel mondo del cinema. Tra gli anni '20 e '30 divenne uno degli attori di punta, interpretando spesso il ruolo del giovane amoroso, affascinante e galante diretto ad esempio da Mario Caserini, e passando con disinvoltura al neonato cinema sonoro che non mancò di offrirgli ottime occasioni di visibilità, anche in produzioni internazionali. Nel frattempo, incominciò a frequentare il palcoscenico, dove il suo carisma, la sua passione recitativa emersero in importanti pièce in cui condivise la scena con grandi interpreti come Tatiana Pavlova, Maria Melato ed Evi Maltagliati.



Nerio Bernardi con Maria Melato a teatro in "La signora dalle camelie" di Dumas.


Si cimentò con Shakespeare ("Sogno di una notte di mezza estate", diretta da Max Reinhardt nel 1933, è una delle sue più celebri interpretazioni), Dumas, Goldoni, esibendosi nei più importanti teatri nazionali, sia prima che dopo la Seconda guerra mondiale.

Infatti, dopo un breve periodo trascorso in Spagna (dove oltre a dedicarsi al cinema e al doppiaggio, aprì una toelettatura per cani), Nerio Bernardi ritornò in Italia nel 1946, riprendendo a pieno ritmo la sua attività teatrale e cinematografica. Recitò in pellicole brillanti, diretto da registi come Mattòli, Comencini, Zampa e Bragaglia, spesso accanto a Totò, ma recitò anche in produzioni drammatiche. 



In alto, da sinistra, Yvonne Sanson, Nerio Bernardi e Totò ne "L'imperatore di Capri" (1949) di Luigi Comencini. 
In basso, da destra, Vittorio De Sica, Bernardi e Alberto Sordi ne "Il vigile" (1960) di Luigi Zampa.



Ruolo a mio avviso significativo in tal senso, quello di Attilio Villani, avvocato antifascista tra le vittime del tragico eccidio compiuto dalle squadre fasciste a Ferrara nel novembre del '43, nello straordinario "La lunga notte del '43" (1960) di Florestano Vancini - ispirato al quasi omonimo racconto di Giorgio Bassani. 


 
Nerio Bernardi con Gabriele Ferzetti ne "La lunga notte del '43" (1960) di Florestano Vancini.


Una varietà di toni, di sfumature, dunque, in voce e gesti, che permisero a Bernardi di muoversi con disinvoltura tra generi diversi (prese parte anche all'allora noto filone peplum), spesso con piccole figurazioni ma sempre di gran pregio. Una infaticabile sequela di successi conclusasi soltanto con la sua morte, avvenuta il 12 gennaio 1971. 

Ebbene, considerando lo spirito di questo blog, che è appunto quello di rispolverare figure importanti della nostra storia e della nostra cultura (soprattutto quelle dimenticate) sono fiero, a cinquant'anni esatti dalla sua scomparsa, di aver avuto modo di omaggiare l'arte e la raffinatezza di un grande interprete quale Nerio Bernardi è stato per l'arte e per lo spettacolo italiano.



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