Passa ai contenuti principali

 

IRENE GENNA,  FLEBILE IMMAGINE DEL CINEMA CHE FU


Spesso si dice che non basti essere belli fisicamente per sfondare nel mondo dello spettacolo, ma a volte neanche il talento è sufficiente. È ciò che accadde a Irene Genna, graziosa attrice italo-greca che ebbe una discreta carriera nel cinema tra gli anni '40 e '50, e che proprio lì trovò l'amore, sposando un grande attore troppo dimenticato: Amedeo Nazzari.



Nata ad Atene - il 4 gennaio 1931- da padre italiano e madre ellenica, Irene Genna mostrò precocemente inclinazioni artistiche. Trasferitasi a Roma giovanissima, studiò danza classica al Teatro dell'Opera, ma ben presto lasciò il ballo per la recitazione, frequentando alcuni corsi.

Esordì al cinema, in piccoli ruoli, accanto a Totò ed Isa Barzizza in due celebri film -parodia di Mario Mattòli: "I due orfanelli" (1947) e "Fifa e arena"(1948). Ma il primo ruolo significativo lo ebbe in "È primavera..." (1950) di Renato Castellani, in cui interpretava Lucia, compagna di Beppe (Mario Angelotti), soldato di leva trasferito da Catania a Milano, che la sposa non dicendole di avere in realtà già una moglie (Elena Varzi).




Irene Genna con il marito, Amedeo Nazzari.


Sembrava un buon inizio. Infatti, oltre ad essere bella ed affascinante, dimostrò di avere anche talento, che tuttavia venne molto poco valorizzato. La Genna prese parte ad una decina di pellicole, ma sempre in ruoli di piccolo spessore anche una discreta bravura, purtroppo poco riconosciuta, tanto che nonostante prese parte ad altre pellicole, le vennero sempre assegnate parte di piccolo spessore. Partecipò anche allo sceneggiato televisivo "Il romanzo di un maestro" (1959) di Mario Landi, accanto ad Armando Francioli, ma si trattò di una eccezione. Fu così che alla fine degli anni '50 decise di lasciare il mondo dello spettacolo anche se non totalmente. Difatti, conobbe e sposò un grande interprete nazionale, protagonista di numerosi melodrammi del Dopoguerra accanto ad Yvonne Sanson (anch'ella, guarda il caso, di origini greche): l'affascinante gentiluomo Nazzari. Da allora Irene Genna decise di dedicarsi totalmente a lui e alla loro figlia, Evelina, nata nel 1958, che ha seguito le orme dei genitori.

La sua vita proseguì dunque nell'ombra, accanto a Nazzari che già anni prima della sua scomparsa (avvenuta nel 1979) e col venire meno del genere melodrammatico a lui congeniale, si era progressivamente allontanato dal cinema. E così se ne andò anche la bella Irene, il 6 febbraio 1986, rimanendo nel ricordi di chi, ancora oggi, ha davanti agli occhi la sua flebile immagine. La medesima istantanea che ho voluto omaggiare qui, nel giorno del suo mancato novantesimo compleanno, cogliendo l'occasione anche per rispolverare la figura di Amedeo Nazzari, anch'egli "immagine" di quel meraviglioso cinema che fu.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l'altro, per la salita di Sant'Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla ve...
C'ERA UNA VOLTA, IL TEATRO DELLE VITTORIE! Nell’estate televisiva in cui le menti offuscate dall’afa si ridestano, a sera, ai ricordi di  Techetecheté , ci capiterà di rivederlo. Nelle sue splendide scenografie, dal bianco e nero al colore, nei conduttori in abito da sera, da Lelio Luttazzi a Fabrizio Frizzi, negli acuti di Mina, nella diplomazia di Pippo Baudo, nelle mille luci di una facciata, quella di uno dei teatri più celebri della Rai, che era essa stessa un inno al divertimento del sabato sera. Da qualche tempo, quell’ingresso, per anni abbandonato al degrado estetico, è stato restaurato ma “in povertà”, lontano dai fasti di una storia cominciata ottant'anni fa, nel 1944, quando il Teatro delle Vittorie, sito in via Col di Lana, a Roma, veniva inaugurato nientepopodimeno che da una rivista di Totò e Anna Magnani.   Il "luminoso" ingresso del Teatro delle Vittorie.   Il delle Vittorie era un grande teatro specializzato negli spettacoli di varietà e rivista. Bal...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...