ORAZIO, "L'ORLANDO" DEL TEATRO ITALIANO
Tutti gli artisti lo vorrebbero: morire in scena, mentre il sipario si chiude e sotto uno scroscio d'applausi. Ad Orazio Orlando questa "fortuna" capitò, anche se non fece in tempo neanche ad iniziare la sua pièce. Era la sera del 18 dicembre 1990 e al Teatro Flaiano di Roma andava in scena la prima di "Ad Eva aggiungi Eva" di Claudia Poggiani. Orlando era in palcoscenico con Valeria Ciangottini quando, d'un tratto, si accasciò al suolo colpito da infarto. Venne soccorso immediatamente e portato in ospedale, ma vi giunse già morto.
Si concluse così una carriera brillante ma poco "appariscente". Nonostante il suo nome richiami alla poetica classica e al poema cavalleresco, "L'Orlando" nostrano - nato a Napoli il 14 giugno 1933 - non ebbe di certo la fama che meritava. Provò di tutto: dal teatro al cinema fino alla televisione, ma senza mai raggiungere grande popolarità. Sebbene in televisione il suo volto gentile e il suo elegante portamento diedero lustro a numerose trasposizioni teatrali e a celebri sceneggiati. Comparve ne "I miserabili" (1964) di Sandro Bolchi, "La figlia del capitano" (1965) di Leonardo Cortese, ma fu soprattutto il commissario Solmi nella fortunata serie "Qui squadra mobile" (1973-1976) diretta da Anton Giulio Majano.
Orlando con Luigi Vannucchi in "Qui squadra mobile". |
E anche al cinema vestì i panni di un poliziotto, il brigadiere Biglia, l'assistente del dirigente di P.S. /Gian Maria Volonté macchiatosi di un delitto in "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (1972), per la regia di Elio Petri. Ma lavorò anche con Steno, Luigi Zampa, Alberto Lattuada, senza tuttavia ottenere mai ruoli di primo piano.
Per Orazio Orlando, dopotutto, fu il teatro la principale occupazione. La sua carriera iniziò sulle assi di legno della compagnia di Reno Ricci, accanto ad Eva Magni e Giorgio Albertazzi, dopo aver frequentato - senza conseguire il diploma - l'Accademia d'arte drammatica di Roma. Da lì, le tavole del palcoscenico divennero la sua casa, condividendo la scena con Romolo Valli, Enrico Maria Salerno, Gianni Agus, Rossella Falk e Monica Vitti, sue partner in uno dei suoi ultimi impegni: la versione femminile de "La strana coppia" di Neil Simon, per la regia di Franca Valeri nel 1987.
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Passando dal teatro classico (Shakespeare, George Bernard Shaw) al genere brillante, Orazio Orlando si mosse con disinvoltura in numerosi teatri nazionali fino a quella sera di trent'anni fa, quando a soli cinquantasette anni diede il suo addio al pubblico, senza aspettare neanche gli applausi, in un silenzio sconcertante.
Dubito che siano in tanti a conoscere la sua figura, o meglio a ricordarsene, ad associare il suo nome ad un volto, ma la sua bravura interpretativa, la sua leggerezza d'artista, meritavano un piccolo ricordo qui sul mio blog, quale omaggio a questo tanto sfortunato quanto eccellente interprete del nostro spettacolo.
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