QUELLE SERATE DEL SABATO SERA: GUIDO SACERDOTE
Erano serate speciali quelle lì. Quelle del sabato sera, tutti seduti intorno al televisore "a valvole", nel salotto o nel tinello di casa, con la famiglia riunita, o nelle apposite salette di un bar di paese, a bere un bicchiere di vino dopo una giornata passata nei campi. Tutti pronti, tutti trepidanti, dopo il "Telegiornale" e i siparietti di "Carosello", per assistere allo "spettacolo": dal quiz a premi alla serata musicale, tra ballerine in paillettes e comici in piena forma.
Era "Il varietà" del sabato sera, un appuntamento importante per tutti gli italiani, dal Dopoguerra fino alla fine degli anni '70, passando dalla miseria bellica agli anni del "Boom", fino ad arrivare alla "contestazione" e agli orrori del terrorismo. Momenti belli, momenti brutti, pensieri e preoccupazioni che si dissolvevano come d'incanto davanti al video, per qualche ora di divertimento.
E "l'artefice" di gran parte di quelle serate lì era un personaggio oggi forse poco ricordato ma senza il quale tutto quel che accadde non sarebbe stato possibile. Guido Sacerdote, infatti, è stato il pioniere dello spettacolo televisivo italiano, soprattutto accanto ad un'altra grande "mente", Antonello Falqui - scomparso circa un anno fa -, col quale scrisse i più bei "capitoli" della storia televisiva italiana.
Piemontese, di Alba (Cuneo), dove nacque il 19 ottobre 1920, Sacerdote proveniva da una famiglia ebrea che subì le persecuzioni razziali ad opera dei nazifascisti. Laureatosi in farmacia e figlio di farmacista, iniziò a lavorare nella bottega del padre, ma in realtà la sua passione era un'altra: il teatro. Iniziò a dedicarsi allo spettacolo, assoldato da uno dei più grandi impresari del tempo, Remigio Paone.
Da sinistra, Antonello Falqui, Guido Sacerdote e Mina. |
Fu proprio quest'ultimo, nel 1952, a caldeggiare il suo ingresso alla Rai di Milano, per poi passare alla sede di Roma, dove iniziò la sua lunga e sfavillante carriera tra radio e televisione. Nello stesso periodo incontrò la sua "metà", il regista Antonello Falqui, col quale collaborò alla realizzazione dei più bei programmi del sabato sera: da "Il Musichiere" a "Giardino d'inverno", da "Studio Uno" a "Biblioteca di Studio Uno", da "Sabato Sera" a diverse edizioni di "Canzonissima" fino a "Milleluci". Programmi ancora oggi indimenticati, che hanno visto - tra conduzioni e partecipazioni - passare i più grandi artisti del tempo: da Mario Riva a Delia Scala, da Lauretta Masiero a Walter Chiari, da Paolo Panelli a Totò, dal Quartetto Cetra a Mina, già celebre cantante e da loro eletta "regina" del sabato sera. Come fu lo stesso Sacerdote a lanciare in Italia le gemelle Alice ed Ellen Kessler, "scovate" insieme a Falqui a Parigi nel 1959. Circa vent'anni di intrattenimento televisivo, a base di musica, comicità e "buone maniere", in grado di tenere incollati davanti al teleschermo milioni di persone.
Ma si sa, "i tempi cambiano", e quell'età d'oro svanì, sul finire degli anni '70, come "Carosello", i televisori "a valvole" e il bianco e nero. Tuttavia la sua carriera non terminò del tutto. Negli ultimi anni di vita, infatti, realizzò (e spesso condusse) la trasmissione radiofonica "Black Out" insieme ad Enrico Vaime, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 2 novembre 1988, quando se ne andò, in una clinica romana, per un infarto.
"Quelle serate lì", però, continuano a fare storia, ad essere amate e rimpiante dal pubblico di affezionati spettatori ed è per questo che ritenevo opportuno omaggiare Guido Sacerdote a cento anni esatti dalla sua nascita.
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